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Per un 8 marzo in tutta salute e sicurezza

In occasione della ricorrenza dell’8 marzo parliamo di SALUTE E SICUREZZA riferito al GENERE.

Salute e Sicurezza sul lavoro sono argomenti noti, ma forse non tutti sono a conoscenza che il Dlgs 81 del 9 aprile 2008 così come integrato dal correttivo 106/09 mostra che la prevenzione dei rischi professionali non può esulare dal riconoscimento delle differenze di genere.

Innanzitutto va ricordato l’articolo 1 in cui si fa riferimento:

‘’… al riassetto e la riforma delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza garantendo tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali, delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati’’;

l’art. 6, in cui vengono definiti i compiti della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, e viene ad essa attribuito il compito di ‘’promuovere la considerazione delle differenze di genere in relazione alla valutazione dei rischi e alla predisposizione delle misure di prevenzione ‘’;

ed anche l’art. 28 relativo alla valutazione dei rischi che cita ‘’la valutazione… deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori… ivi compresi quelli riguardanti  le lavoratrici in gravidanza… nonché quelli connessi alle differenze di genere,  all’età, alla provenienza da altri Paesi’’.

La legge indica chiaramente che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere affrontata dai Datori di Lavoro anche rispetto alle differenze di genere.

Argomento non facile da trattare viste le molte sfaccettature che presenta ma che sia in atto una questione di genere nella salute e sicurezza sul lavoro è tangibile ed occorre occuparsene.

UOMINI E DONNE SONO DIVERSI

I primi livelli di differenza sono dati da organizzazione, contesto e contenuto del lavoro, che spesso non risultano essere gli stessi tra uomini e donne. I dati INAIL rilevano che le donne hanno la tendenza a godere di un salario minore di circa il 20% rispetto agli uomini con pari ruoli e competenze; oltre a ciò si rileva che hanno la tendenza a ricoprire ruoli con minore responsabilità e autonomia, ad essere più esposte a lavori monotoni e ripetitivi e meno coinvolte in attività lavorative che richiedano problem-solving e creatività.

Sono più esposte a lavori precari e più facilmente vittime di molestie, azioni discriminatorie e mobbing.

Bisogna considerare che spesso le donne supportano in misura prevalente il carico aggiuntivo del lavoro domestico che le porta a dover conciliare lavoro e famiglia, il così detto ‘’Multitasking’’ o ‘’Doppio lavoro femminile’’. A questo proposito le fonti ISTAT rilevano che mentre gli uomini in media dedicano per l’assistenza in famiglia circa due ore al giorno, le donne ne dedicano cinque e mezza. Considerando anche che la maggior parte delle professioni di cura (assistenza sanitaria, sociale, scolastica) sono affidate alle donne il rischio di esaurimento e di burn-out diventa per loro maggiore.

Tutto ciò può avere delle serie conseguenze anche sul piano fisico (ad esempio le patologie coronariche e del sistema endocrino) oltre che sul piano psichico portando a condizioni di demotivazione, frustrazione, depressione e ansia.

Non si tratta quindi di un semplice obbligo etico a cui dare una risposta formale ma occorre capire se uno stesso rischio ha un diverso grado di lesività a seconda del genere per adottare misure più appropriate.

Purtroppo sussiste un problema di metodo per adottare una ‘’ottica di genere’’ nella valutazione dei rischi. Per misurare il diverso impatto dei rischi della salute sul lavoro bisogna considerare le differenze biologiche (caratteristiche fisiche…), sociali, ambientali (stato civile, parità carichi di cura, nazionalità…) educative, economiche, stili di vita (istruzione, abitudini…). Solo così le valutazioni saranno complete e potranno portare a risultati utili e costruttivi.

Particolare attenzione va posta allo Stress Lavoro Correlato fenomeno subdolo ma sempre più invasivo in ambito lavorativo.

Nel 60% delle donne le principali problematiche legate allo SLC sono:

. discriminazioni di genere, ambiguità o non definizione di ruolo;

. scarsa autonomia lavorativa;

. sottoretribuzione (20% in meno rispetto ai colleghi uomini);

. ritmi e carichi di lavoro pesanti;

. molestie sessuali;

. difficoltà o conflitti relazionali sul lavoro, sollecitazioni psicoemotive.

Per valutare e migliorare la programmazione delle misure di prevenzione soprattutto sullo SLC non vanno soltanto tenute in considerazione le differenze ‘’naturali’’ tra uomini e donne ma anche le differenze ‘’culturali e sociali’’ tra i generi.

Uomini e donne differiscono anche per strategie cognitive e risposte emotive, oltre che per differenze biologiche: affrontano i fatti della vita in modo diverso e utilizzano differenti strategie.  Ad esempio, se la mancanza di responsabilità è vissuta dalle donne come frustrante, per gli uomini è invece stressante l’eccesso di responsabilità, oppure mentre gli uomini reagiscono quando possibile affrontando direttamente il problema, le donne tendono ad attivare strategie di condivisione emotiva del problema.

Tutto ciò porta a sottolineare come l’ambiente di lavoro vada riformulato in un’ottica di genere, prendendo in considerazione le differenze ‘’strutturali’’ tra uomini e donne, le loro diverse strategie adattive e necessità.

Effettuata in quest’ottica la prevenzione dello SLC assume un valore significativo ed efficace.

L’argomento non riguarda solo il nostro Paese. L’Agenzia Europea ha redatto suggerimenti proprio per includere gli aspetti di genere nella valutazione dei rischi sul lavoro:

. Identificare per le mansioni prevalente mente maschili e per quelle femminili, tanto i rischi per la salute quanto quelli per la sicurezza.

. Chiedere in forma strutturata sia alle donne che agli uomini quali problemi incontrano nel lavoro.

. Evitare di considerare qualsiasi elemento come scontato o futile in partenza.

. Considerare tutta la forza lavoro, ad esempio gli addetti alle pulizie e alle reception.

. Non tralasciare i lavoratori part-time, a contratto temporaneo e interinali, né le persone i congedo per malattia nel periodo della valutazione.

. Raccogliere il parere delle donne su cosa potrebbe incidere sulla loro salute e sicurezza sul lavoro, oltre ai problemi di salute che potrebbero collegarsi sul lavoro.

. Necessità di superare gli stereotipi nella valutazione dei rischi.

Concludiamo con una citazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: ‘’LE DISEGUAGLIANZE BASATE SUL GENERE DANNEGGIANO LA SALUTE FISICA E MENTALE DI MIGLIAIA DI RAGAZZE E DONNE COSI’ COME DI RAGAZZI E UOMINI’’.


giovedì 2 marzo 2017 - RLS, RLS -
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