Qualche considerazione introduttiva (e un minimo di “storia”)


L’insieme del documento che state leggendo nasce dall’esigenza di migliorare le condizioni di lavoro delle colleghe e dei colleghi impegnati nelle filiali aperte fino a tarda sera ed il sabato mattina, cercando di ridurre i disagi e le conseguenze sulla vita personale di coloro che in questi mesi hanno avuto un brusco cambiamento delle loro abitudini e stili di vita.

Esso è il frutto del lavoro di indagine, analisi, monitoraggio compiuto sui territori dai sindacalisti della Fisac/Cgil di Banca IntesaSanpaolo, attraverso un percorso durato alcuni mesi, durante i quali ci siamo confrontati con i colleghi ed abbiamo raccolto proposte e suggerimenti dei nostri quadri sindacali dai territori.

Questo lavoro ci ha consentito di far emergere problemi e contraddizioni che caratterizzano l’attuale applicazione di questo progetto. Pertanto qui di seguito inizieremo a formulare alcuni ragionamenti partendo appunto dall’analisi dei dati che abbiamo raccolto.

Ma prima facciamo un passo indietro per riprendere quello che era ed è obiettivo del Sindacato e cioè il mantenimento delle tutele occupazionali e la possibilità di aprire nuovi spazi di lavoro in un contesto fortemente recessivo quale quello attuale. In quest’ottica si inserisce il progetto banca estesa.

Se la genesi del processo è chiara, sicuramente la gestione aziendale del progetto ha seguito un percorso meno lineare quando appunto si è trattato di passare dalla elaborazione teorica all’applicazione concreta. Sin dall’inizio, cioè nel dicembre 2012, quando le organizzazioni sindacali hanno avuto la prima occasione di confrontarsi sul tema del prolungamento dell’orario di servizio, la nostra valutazione è apparsa negativa: la delicatezza della questione meritava un attento ed approfondito studio degli impatti che sulle abitudini dei lavoratori e dei clienti avrebbe avuto un’apertura complessiva totale di oltre 60 ore settimanali degli sportelli sapendo che le abitudini consolidate della clientela non sarebbero certamente cambiate dall’oggi al domani. Così non è stato.

L’illustrazione del progetto ci è apparsa immediatamente frutto di uno sviluppo approssimato, spesso disegnato in modo intermittente, con notevoli carenze gestionali ed organizzative e di questo ne hanno pagato da subito lo scotto le prime 93 filiali partite con l’orario lungo a gennaio che di fatto hanno sperimentato sul campo gli errori e le scelte organizzative aziendali.

Solamente in un secondo momento, ci sono stati alcuni interventi correttivi, frutto delle numerose controproposte sindacali (click qui per il comunicato del 27 marzo e click qui per il comunicato del 13 maggio) e ripensati alcuni processi che hanno ricadute sulla vita personale delle lavoratrici e lavoratori coinvolti; tuttavia anche in queste circostanze la conduzione aziendale dell’organizzazione del lavoro ha seguito una traiettoria che è apparsa sovente improvvisata, affidata a poche persone senza un dialogo costruttivo e costante con le aree e le direzioni delle banche rete del gruppo, secondo una logica di stretta autoreferenzialità.

Ciò nonostante alcune cose stanno comunque avvenendo.

La buona volontà delle colleghe e dei colleghi e il loro senso di responsabilità hanno permesso di sopperire alle gravi carenze organizzative e di organico più volte da noi evidenziate.

Solo grazie a questo impegno e volontà le filiali lavorano regolarmente fino all’ora di chiusura e le disposizioni organizzative vengono regolarmente applicate.

Tuttavia l’impatto sulla vita delle colleghe e colleghi permane con tutte le difficoltà di far quadrare le esigenze della vita quotidiana con quelle del lavoro.

Per queste ragioni abbiamo deciso di scrivere questo documento tentando di individuare delle proposte che possano migliorare il progetto della “banca aperta”, minimizzando gli effetti sulla vita personale e sociale delle colleghe e colleghi, cercando contemporaneamente di preservare l’obiettivo del mantenimento occupazionale e dell’equilibrio tra esigenze di ricavi e legittime aspettative sul ruolo “non invasivo” del lavoro nella vita di ciascuno di noi.