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TIRIAMO LE SOMME

2multichannel-customer2Le assemblee sul nostro territorio si sono appena concluse. Protagonista il contratto collettivo di secondo livello firmato il 7 di ottobre.

A volte molte cose si danno per scontate, ma almeno quando si ha il tempo di mettere su carta un ragionamento, che nella mente dell’autore dovrebbe essere logico, è bene essere precisi. Sono più o meno quindici anni che nel nostro gruppo assistiamo a continue fusioni, e per quindici anni il lavoro delle organizzazioni sindacali è stato quello di “armonizzare” le varie normative delle banche di provenienza, tentando di tutelarne i diritti.

E poi nel frattempo sono scaduti un paio di sofferti contratti nazionali, il cui risultato è che intanto un contratto nazionale ce lo abbiamo ancora, e che siamo ancora tutti insieme, e che il jobs act con tutte le sue logiche è un pericolo scampato, e che anche se tutte queste cose sembrano banali e scontate sono felice che sia andata così.

2stressE poi il contesto, lo so che è sempre la parte più noiosa, ma mai come in questo caso il contesto è importante, per dovere di cronaca e niente di più. Notizia di qualche giorno fa è il salvataggio di 4 banche medio piccole: Marche, Etruria, Carife e Carichieti, e salvataggio vuol dire che erano fallite, con tutto ciò che ne consegue per azionisti e obbligazionisti, ma anche per correntisti e dipendenti. Unicredit dichiara 12 mila esuberi, e qualche collega potrebbe anche dire beati loro, ma gli esuberi non sempre sono sinonimi di prepensionamento, sempre per dovere di cronaca. Monte dei paschi di Siena continua nella sua opera di erosione dei costi, il cui principale ricordo sempre essere il personale, in attesa che qualcuno abbia il coraggio di acquistarla, o di salvarla, vedete voi…

E Intesa Sanpaolo? Il nostro gruppo il 7 di ottobre scorso chiude un contratto collettivo di secondo livello che per la prima volta nel nostro gruppo riguarda tutti i lavoratori del gruppo, e poco o tanto che sia aggiunge, forse poco, o forse un po’ di più, ma comunque aggiunge. Così, per dovere di cronaca.

2welfare-700x329Ora io non sono uno di quelli che viene a raccontarvi che questo contratto è il migliore possibile, non sono uno di quelli che viene a raccontarvi che il vostro stipendio sarà enormemente più ciccione grazie a questi accordi, sono uno di quelli che viene a raccontarvi che rispetto al deserto che c’era fino al 6 ottobre oggi vediamo all’orizzonte quella che sembra una piccola oasi, e che se non vogliamo che l’azienda continui con la sua discrezionalità, è tempo di riappropriarsi del controllo sulle retribuzioni.

Ma andiamo nel dettaglio, ovviamente non andrò ad analizzare l’accordo, lo abbiamo già fatto in assemblea, voglio invece aggiungere qualche pensiero che le assemblee mi hanno suscitato. E allora così, con il disordine che mi contraddistingue, io credo:

  • Credo che una banca che non assume sia una banca ferma, destinata ad un lento ma inesorabile appiattimento;
  • Credo che di conseguenza sia tempo di ragionare su nuove assunzioni e presto;
  • Credo che se questo accordo fosse stato firmato dopo aver assunto 5.000 giovani avremmo gridato al miracolo;
  • Credo che se il tema più sentito dai colleghi è un eventuale esodo c’è da porsi delle domande;
  • Credo che a certe domande sia doveroso dare risposte;
  • Credo che la multicanalità integrata sia uno dei temi che sempre di più dovremo affrontare, dando per scontato che la sofferenza delle filiali tradizionali siano forse il frutto di una precisa pianificazione;
  • Credo che di Filiale on line sentiremo sempre più parlare;
  • Credo che l’accordo sulla conciliazione tempi di vita e di lavoro mi dia una bella sensazione, ma io sono innamorato del welfare, e credo che anche se non sono soldi fisici questo sia un vero aumento;
  • Credo che le pressioni commerciali siano come la depressione, il male del millennio, ma che come la depressione sia necessario trovare una terapia per combatterla sapendo che è impossibile debellarla completamente;
  • Credo che l’accordo sulle pressioni commerciali sia un primo passo, e ripeto: un primo passo. Perché c’è molto da fare, sia per le organizzazioni sindacali, sia per i lavoratori, che ogni tanto qualche responsabilità in prima persona è bene che se la prendano;
  • Credo che sempre sullo stesso tema ci sia un grande assente: il metodo. E credo che prima o poi dovremo trovare il sistema per metterci mano, con tutte le difficoltà che questo comporta;
  • Credo che quando si parla di soldi, non siano mai abbastanza, ma che se proviamo una volta tanto ad essere onesti e precisi, non sia andata poi così male;
  • Credo che la contrattazione salariale sia l’argomento principe di un accordo, e che in questi accordi la discrezionalità aziendale è stata quantomeno limitata;
  • Credo che il mondo, e di conseguenza la nostra banca, si muova talmente velocemente che dovremo essere in grado di gestire tempi di contrattazione sempre più veloci, perché anche a me sarebbe piaciuto fare un paio di passaggi assembleari in più, presentare una piattaforma nostra, e farla votare dai colleghi, ma credo che nel frattempo avremmo avuto bisogno di aggiornare l’accordo, per star dietro ai cambiamenti sopravvenuti;
  • Credo che non sia l’accordo migliore possibile, non lo è mai, ma non sono certo che al loro posto sarei stato in grado di fare di meglio, e anche se in Italia siamo tutti CT, sedersi sulla panchina di una finale è sempre complicato;

Bene, credo di aver finito. Credo di essermi dimenticato qualcosa, ma credo che non potrebbe essere altrimenti. Ah, in conclusione, la cosa più importante è che, fra mille difficoltà, piccole e grandi soddisfazioni e piccole e grandi delusioni, io ci credo ancora!!!

 

Mesiano4 Articolo di Francesco Mesiano
antonio.mesiano@intesasanpaolo.com

 

 

 

 

 


venerdì 11 dicembre 2015 - Francesco Mesiano, Organizzazione del Lavoro -
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