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Matrimoni Gay? Non solo…

matrimoni-gay-500x333-1Il 24 luglio scorso è stato sottoscritto un Protocollo sull’Inclusione e sulle Pari Opportunità nell’ambito del welfare di Gruppo, un Protocollo che ha messo al centro l’attenzione sulle persone e sulle famiglie, “tradizionali” e non.

Brevemente, nel testo è stato condiviso di:

  • Prevenire i favoritismi, gli abusi e le discriminazioni di genere, età, etnia, religione, appartenenza politica e sindacale, orientamento sessuale, lingua e diversa abilità;

Rispettare le diversità ed intervenire per eliminare le discriminazioni e garantire pari opportunità sul lavoro e nei rapporti tra le persone in azienda;

Sviluppare strumenti di condivisione delle informazioni, di scambio di esperienza e di confronto ed integrazione fra il personale.

Questo Protocollo ha visto come prima azione concreta la firma di un accordo che prevede il congedo straordinario retribuito di 15 giorni (consecutivi di calendario) per i dipendenti che contrarranno un matrimonio riconosciuto in Italia o all’estero, con rito civile, cattolico o acattolico, dietro la presentazione della certificazione rilasciata dall’autorità officiante, senza trascrizione nei registri dello stato civile, a condizione che dopo il matrimonio risultino conviventi.

Cosa significa questo?

matrimonio gay 3Questo significa che, dal 24 luglio 2014, in Intesa Sanpaolo la licenza matrimoniale viene concessa anche alle coppie omosessuali, più correttamente GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e transgender) che contraggono matrimonio all’estero, alle coppie eterosessuali che contraggono matrimonio con rito civile, cattolico o acattolico (da parte delle confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo stato italiano), senza trascrizione nei registri dello stato civile italiano.

Da Il Sole 24 ore (“il congedo matrimoniale per le coppie omosessuali entra in banca”) a Il Corriere della Sera (“accordo sindacale in base al quale i dipendenti gay della banca che si uniranno in matrimonio, avranno un congedo matrimoniale identico a quello dei colleghi etero”) passando per Il Giornale (“congedo matrimoniale pagato per i dipendenti gay”), la notizia ha avuto molto risalto, anche su tutti i canali web.

Facciamo qualche piccolo passo indietro per scovare qualche precedente: grandi aziende come la Telecom, l’Ikea, la Dhl, la Citybank hanno siglato in passato accordi in tal senso.

matrimonio gay 2Non stupisce la linea dettata da Ikea e Citybank, due grandi aziende multinazionali fondate su una cultura del lavoro importata da realtà estere, dove i matrimoni gay costituiscono la normalità.

Ciò che stupisce, in un Paese contraddittorio come il nostro, è che laddove ci sono dei giganteschi vuoti legislativi, siano le aziende, insieme con i sindacati, ad impegnarsi a colmare, almeno parzialmente, quelle steppe desolate.

In uno dei pochi paesi europei dove non è previsto il matrimonio fra persone dello stesso sesso (a differenza di Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Islanda, Francia e Gran Bretagna), non soltanto le multinazionali e i grandi gruppi bancari, ma anche le piccole e medie aziende si sono mosse autonomamente, attraverso accordi aziendali, in grado di prevedere uguali diritti in materia.

E ne voglio citare un paio…

Nella provincia parmense, precisamente a Castellina di Soragna, il 14 novembre 2013 alla Servizi Italia (azienda italiana specializzata nel settore dei servizi integrati rivolti alla sanità) viene estesa ai lavoratori omosessuali la possibilità di accedere al permesso retribuito in occasione delle proprie nozze, tutto questo grazie ad uno speciale accordo siglato tra società e sindacati.

L’idea alla base dell’accordo la rende bene Marco Tedeschi, segretario della Filctem Cgil di Parma, firmatario dell’intesa insieme a Cisl e Uil: “Se in Italia la politica non vuole superare quella che è una resistenza culturale, prestando ascolto alla collettività, saremo noi cittadini a costringerla a farlo, applicando una legge che non è ancora stata votata. Quella che riconosce pari dignità all’affettività delle coppie omosessuali ed eterosessuali”.

L’iniziativa, abbiamo visto, non è un caso isolato a livello di grandi imprese e multinazionali. Purtroppo a livello di imprese di medie dimensioni, imprese italiane, i casi in cui il congedo matrimoniale viene riconosciuto anche tra coniugi delle stesso sesso non sono molti.

A Marco Tedeschi, l’idea è venuta leggendo la storia di Elisa, dipendente del call center Call&Call di Cinisello Balsamo, che è riuscita a ottenere qualche giorno di permesso retribuito per sposare la fidanzata Valentina. Anche alla Call&Call la vertenza era iniziata individualmente, su una singola lavoratrice, per poi essere estesa a tutti i dipendenti del gruppo.

L’estensione di uguali diritti è un passaggio obbligato per la nostra società, aiuta a superare le discriminazione, a favorire l’inclusione sociale, a incoraggiare le persone a confidarsi e a vivere le proprie storie alla luce del sole.

E questo, non solo a vantaggio della collettività, ma della produttività dell’impresa stessa.

“Essere gay-friendly costa poco ed è utile per il business”: la sintesi è dell’Economist, che nel 2012 raccontava come moltissime aziende americane si stessero muovendo sul fronte dei diritti dei laboratori GLBT. Secondo il settimanale inglese infatti essere gay-friendly offre alle società innumerevoli possibilità di guadagno perché attrae un elevato numero di consumatori dal forte potere d’acquisto. Non è un caso che dal 2001 la banca Merrill Lynch ha creato una sezione apposita per esplorare e concentrarsi sul mercato gay. E per non andare troppo lontano e guardare casa nostra, lo sa bene anche la Barilla, che dopo la sparata sulle coppie omosessuali, ha fatto marcia indietro fino a decidere di aderire a Parks, l’associazione no-profit che aiuta le aziende a garantire pari opportunità ai dipendenti GLBT.

Lo sanno Intesa Sanpaolo, l’Ikea, la Dhl, alcune aziende più piccole radicate sul territorio nazionale… aspettiamo che la politica batta un colpo!

Se non ci saranno le solite barricate, in autunno dovrebbe approdare in aula la legge che istituisce nel nostro Paese le unioni civili per le coppie gay. Unioni che garantiranno alle persone dello stesso sesso gli stessi diritti delle coppie eterosessuali sposate, dalla reversibilità della pensione alla facoltà di adottare il figlio del partner, dalla certezza di potersi assistere reciprocamente in ospedale, ai diritti di successione ed eredità.

Argomento a parte, che intenzionalmente non affronto in questa sede, il tema delle adozioni. In questo caso, e per il momento, il modello seguito è quello tedesco delle civil partnership, in cui le coppie gay non possono adottare ma possono prendere sotto loro custodia eventuali figli avuti dal partner. Si tratta dell’istituto della “stepchild adoption”, ideato dal sistema inglese, che permette di occuparsi attivamente del figlio del proprio compagno o della propria compagna. La persona in questione potrà portarlo a scuola, assisterlo in ospedale e continuare a fargli da padre/madre nel caso in cui il genitore naturale venisse a mancare.

Come dicevamo, tra gli altri diritti garantiti dalle unioni civili ci sarà anche quello della reversibilità della pensione in caso di decesso della compagna o del compagno, così come non mancherà il diritto alla successione e quello in materia assistenziale e penitenziaria. Secondo il ddl inoltre, le coppie omosessuali potranno iscriversi all’ufficio dello stato civile in un registro delle unioni civili. Per le coppie eterosessuali, invece, è prevista un’altra forma di unione civile, il cosiddetto “patto di convivenza”, perché in realtà loro godono della possibilità di potersi sposare.

Insomma, non è molto ma quantomeno è un inizio: in un Paese che, forse, sta per intraprendere finalmente una stagione di riforme, partire da un minimo comune denominatore basato sull’uguaglianza e sul rispetto, sulla non discriminazione, su trattamenti uguali per tutti, non può che essere un ottimo punto di partenza.

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Sicuramente la strada sarà in salita, ma passo dopo passo, arriveremo a convincerci che “tutte le famiglie felici si assomigliano” (Lev Tolstoj).

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stoppatop Articolo di Claudia Stoppato
 claudia.stoppato@gmail.com


martedì 30 settembre 2014 - Claudia Stoppato, Società -
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