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Il congresso per chi non c’era…

congresso2Visto che io sono “quella delle prime volte”, voglio raccontarvi la mia prima esperienza congressuale da quando svolgo attività sindacale.

Ho deciso di scrivere questo pezzo soprattutto per dar modo ai tanti colleghi e colleghe che non ho visto nelle assemblee torinesi nei mesi di gennaio e febbraio, di avere quantomeno un’ idea dei contenuti del documento che personalmente ho appoggiato “Il lavoro decide il futuro”, delle discussioni costruttive che si sono avute con le iscritte e con gli iscritti, aspettando di sapere come sono andate le votazioni a livello generale.

congresso1Dalle primissime assemblee congressuali di base ad oggi un po’ di cose sono cambiate, e l’unità che ha contraddistinto questo inizio di Congresso sta avendo un po’ di alti e bassi, ma sono convinta  che le discussioni, le opinioni a volte divergenti, i punti di vista differenti servano a costruire davvero una stagione congressuale, stagione che terminerà a Roma con il Congresso della Cgil nazionale nei giorni 6, 7 e 8 maggio 2014.

A differenza di quattro anni fa, questo Congresso è partito sotto il segno dell’unità: tutte le differenti anime della CGIL, ad eccezione dei 5 firmatari del documento Cremaschi, anche quelle stesse anime che allo scorso Congresso si erano divise, hanno ragionato e dibattuto al loro interno e insieme decidendo di unire tutte le forze, anche forze che spesso si erano trovate in contrapposizione fra loro per cercare di costruire un programma politico unico che potesse corrispondere davvero a tutte le esigenze rappresentate.

Questo XVII Congresso si colloca, lo sappiamo, nel pieno della crisi più grave e profonda che il Paese attraversa dal dopoguerra ad oggi: un processo che ha un carattere strutturale e globale, che è al tempo stesso crisi finanziaria, produttiva, politico-sociale, ecologica. Ma è anche la crisi che ha visto il nascere di quella che io chiamo la guerra tra i poveri, una crisi che ha messo in discussione il nostro sistema politico, il nostro sistema di valori, che ha visto il nascere di movimenti, più o meno spontanei, più o meno pilotati dall’alto, poco democratici, dove l’insulto e l’arroganza la fanno da padroni, dove il dialogo e il compromesso non hanno più patria, dove vince chi alza più forte la voce.

Questo mondo non mi appartiene, questo non è il modus operandi della mia organizzazione sindacale: la Cgil in questi anni di profonda crisi e da quelli che ci separano dall’ultimo Congresso di quattro anni fa, ha sollecitato e promosso iniziative, lotte locali e nazionali, movimenti. Durante la nostre assemblee abbiamo ricordato con i colleghi e le colleghe lo sciopero generale contro la riforma delle pensioni voluta dalla ministra Fornero, la mobilitazione nelle piazze e nelle scuole contro la legge di stabilità del governo Letta, i presidi in tutto il territorio nazionale per risolvere il dramma degli esodati, o ancora, per restare dalle nostre parti, le manifestazioni per la sanità pubblica e per il rilancio delle politiche industriali in Piemonte.

Come organizzazione sindacale, unitamente alle altre sigle, abbiamo cercato in questo modo di ottenere una diversa politica economica e sociale, per contrastare le tendenze più negative a cui il Paese era ed è sottoposto. Non sempre ci siamo riusciti, per ostacoli e resistenze esterne certamente, ma anche per i nostri limiti ed i nostri ritardi, e anche su questo deve essere fatto un ragionamento.

Ma proprio perché consapevoli di questo, si è convenuto sulla necessità di  rinnovare e rilanciare, attraverso una discussione libera e pluralista con le iscritte e con gli iscritti, l’iniziativa dell’organizzazione attraverso una serie di azioni che ora cercherò sinteticamente di illustrare nell’articolo. Perché il documento che ho deciso di appoggiare, insieme a tutti i sindacalisti Fisac di Intesa Sanpaolo, è un documento finalmente propositivo, che contiene all’interno delle sue 30 pagine una serie di proposte, linee guida e suggerimenti che la Cgil intende perseguire nei prossimi 4 anni.

eu puzzleObiettivo primario della Cgil è la ripresa economica di questo Paese finalizzata al rilancio dello sviluppo e dell’occupazione: perché non è soltanto la crisi che è scoppiata nel 2007-2008 che ci ha messo in queste disastrose condizioni, ma c’è anche secondo me un dato culturale che va avanti dagli Anni 2000, che ha portato l’Italia ad essere un Paese che in Europa si sta drammaticamente spostando verso i margini.

E’ chiaro a tutti il fallimento delle politiche di austerità e di rigore attuate dell’Unione Europea e di conseguenza dal nostro Paese: avere come principale obiettivo il famigerato pareggio di bilancio significa tagliare il welfare, ridurre i diritti nel lavoro e i sistemi di protezione sociale, dagli ammortizzatori, alle pensioni, alla sanità e tagliare gli investimenti. Se non si riparte con una seria politica economica per la crescita e per l’occupazione, temo che come Paese non ci riprenderemo e il nostro PIL crollerà: noi riteniamo che bisogna puntare sugli investimenti e sullo sviluppo, uno sviluppo compatibile con le esigenze di occupazione ma anche con l’ambiente.

congresso4Altro tema importante del documento “Il lavoro decide il futuro” è sicuramente rappresentato dalle pensioni: le manovre sulle pensioni dei governi Berlusconi prima e Monti-Fornero poi hanno prodotto un sistema previdenziale tra i più rigidi ed ingiusti d’Europa. Caratterizzato da un approccio puramente assicurativo e senza alcuna gradualità, esso ha cancellato ogni legame tra dinamiche previdenziali e realtà del mercato del lavoro, ha annullato ogni forma di solidarietà interna, ha introdotto automatismi che spostano drammaticamente in avanti l’età pensionabile, ha reso estremamente selettive le soglie di accesso alla prestazione, ha colpito anche le pensioni in essere con il blocco della perequazione automatica. In questo modo si è provocata una cancellazione di diritti e una vera e propria rottura del patto sottoscritto dai cittadini con lo Stato, determinando un clima di sfiducia e di incertezza sul futuro.

Noi utilizzeremo tutte le sedi e tutti i mezzi per avanzare le nostre richieste e le nostre proposte in materia pensionistica, perché non si può pensare di andare in pensione a 70 anni; dobbiamo garantire ai giovani, che il più delle volte sono precari, una pensione adeguata; dobbiamo rilanciare la previdenza complementare, il nostro Fondo Pensione per intenderci, che noi come categoria conosciamo e apprezziamo altrettanto bene. Dobbiamo inoltre risolvere in via definitiva e strutturale l’emergenza dei lavoratori esodati con una norma di principio che riconosca il diritto di tutti alla pensione. Chi sono i lavoratori esodati? Sono quei lavoratori e quelle lavoratrici che, prossimi alla pensione, hanno deciso di lasciare il lavoro dietro corresponsione da parte della propria azienda di una buonauscita-ponte, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità. Una soluzione diffusa nell’imprenditoria italiana per cercare di far quadrare i conti di spese sempre più alte e introiti sempre più bassi, che tuttavia, alla luce delle nuove disposizioni in merito all’età pensionabile, ha dato origine ad una situazione altamente critica. Dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero, che ha appunto spostato in avanti l’età per ritirarsi dall’attività lavorativa, queste persone sono precipitate in una situazione drammatica: si sono ritrovati disoccupati, senza la possibilità di ricevere l’assegno mensile guadagnato con anni di contributi versati regolarmente e senza più ricevere lo stipendio dalla propria azienda. Magari dovendoci rimanere per anni in questo limbo. In casa nostra, mi preme sottolineare che i bancari sono una delle poche categorie in cui tutti i lavoratori e le lavoratrici sono stati salvaguardati.

PD-Scuola pubblica.inddNell’ambito dell’istruzione, chiediamo di recuperare il gap che si è creato fra noi ed altri Paesi sviluppati: forse troppo impegnati nella costruzione del tunnel per i neutrini della ministra Gelmini, vi ricordate?, non ci siamo accorti che oggi i giovani non studiano più, che abbiamo pochi laureati e i migliori fra loro preferiscono (o sono obbligati?) andare a lavorare all’estero. Come CGIL chiediamo quindi di valorizzare l’istruzione e la ricerca pubblica, garantire adeguati finanziamenti, diciamo a gran voce basta al precariato nella scuola, nelle università e nella ricerca per un diritto all’istruzione che sia davvero per tutti, dalla scuola dell’obbligo all’università.

congresso6Per quanto riguarda ancora le politiche attive del lavoro, chiediamo l’estensione degli ammortizzatori sociali generali e pubblici per tutti quei lavoratori che oggi non li hanno, e che sono davvero tantissimi. Perché, forse a volte tendiamo a dimenticarcelo, ma non in tutte le categorie è stato possibile contrattare un ammortizzatore sociale come il nostro Fondo di Solidarietà, proprio quel Fondo che abbiamo rinnovato nel dicembre scorso, dopo lo sciopero del 31 ottobre.

E dove prendiamo i soldi che necessariamente occorrono per portare avanti queste azioni?

congresso7Partendo ad esempio da una bella patrimoniale (si può ancora dire “patrimoniale” in questo Paese?) che agisca sui patrimoni finanziari e immobiliari, da una seria e convinta lotta all’evasionee all’elusione fiscale e attraverso l’adeguamento della tassazione sulle rendite finanziarieal livello degli altri Paesi europei.

congresso8Con il nostro riuscito sciopero del 31 ottobre abbiamo non soltanto difeso il nostro Fondo di Solidarietà e il nostro CCNL da un pesante attacco da parte di ABI, ma abbiamo anche, come Fisac soprattutto, denunciato all’opinione pubblica la nostra ferma convinzione che anche le banche debbano dare il contributo alla ripresa di questo Paese, riaprendo i rubinetti del credito alle famiglie e alle piccole medie imprese, e lo abbiamo denunciato con volantini sindacali, interviste sui giornali e alle radio. Le banche devono agire a supporto dell’economia reale tornando ad erogare credito ad imprese e famiglie con tassi in linea con i principali Paesi europei, contrastando così la finanza fine a se stessa in favore della finanza funzionale alla crescita economica stabile e sostenibile.

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Mi aggancio a questo discorso del “ma dove prendiamo i soldi”? per dirvi che noi come Fisac Piemonte abbiamo presentato all’interno del documento “Il lavoro decide il futuro” in tutte le assemblee un emendamento, dove chiediamo che in questo Paese, le risorse finanziarie destinate a poche e dispendiose grandi opere, o all’acquisto di costosi aerei e sommergibili militari (discutibili da un punto di vista etico e incomprensibili da un punto di vista di una misteriosa strategia militare europea), vengano dirottate sul trasporto pubblico locale, sulla bonifica del territorio, sulla scuola e sulla sanità pubblica.

congresso10Ho lasciato per ultimo, ma non in ordine di importanza, un elemento che riveste notevole importanza all’interno del documento “Il lavoro decide il futuro”, che è il tema della contrattazione. Noi come CGIL riteniamo centrali i CCNL e i contratti integrativi (lo abbiamo dimostrato nella nostra categoria con lo sciopero del 2 luglio per la difesa del contratto integrativo e con l’ultimo sciopero del 31 ottobre per la difesa del Contratto nazionale). Io personalmente ritengo la contrattazione uno dei punti di forza di questo documento, perché la mia Cgil è il sindacato della contrattazione, non voglio un sindacato dell’opposizione, del muro contro muro, del NO a prescindere, perché non è questo il tempo e soprattutto perché questo atteggiamento non mi e non ci porta da nessuna parte.

Ritengo inoltre di vitale importanza perseguire, con tutte le criticità che ben conosciamo ma che non per questo ci devono spaventare, l’unità con le altre organizzazioni sindacali, che il 31 ottobre ha permesso nella nostra categoria la riuscita di uno sciopero nazionale che ha visto la partecipazione del 90% delle lavoratrici e dei lavoratori, proprio perché abbiamo portato avanti la lotta insieme. E questa lotta ha portato ad un grandissimo risultato, che è stato l’accordo sul Fondo di Solidarietà del 20 dicembre e il ritiro della disdetta del nostro Contratto nazionale.

Proprio per rimanere in casa nostra, e portare degli esempi concreti sull’importanza di sedersi uniti attorno ad un tavolo di trattativa, a ottobre e novembre dello scorso anno i vertici di Intesa Sanpaolo, proprio durante la fase di vertenza contro la disdetta del CCNL, hanno prima avviato e poi chiuso le procedure relative alla fusione delle società del Gruppo che si occupano di credito al consumo e di credito medio lungo. Proprio mentre erano in corso le assemblee in Intesa Sanpaolo di Torino e provincia queste società del Gruppo hanno comunicato l’avvio della procedura di Legge 223 sui licenziamenti collettivi per quasi 200 persone derivanti dai processi di riorganizzazione delle due società. Le lettere consegnate dalle Aziende rispondono ai vincoli di legge, il che vuol dire che lo possono fare, ma come organizzazioni sindacali unite abbiamo da subito respinto con forza le misure ipotizzate perché da sempre ci battiamo affinché gli esuberi vengano gestiti a livello di gruppo e non di singola Azienda, e questo ci ha permesso nel tempo di non far mai licenziare nessuno nel nostro Gruppo. In quella occasione quindi non abbiamo abbandonato la sala sbattendo la porta e invitando i lavoratori alla rivolta, abbiamo chiesto l’apertura della trattativa, che proprio mentre scrivo questo articolo la nostra Delegazione Trattante sta portando avanti con la ferma convinzione che le tensioni occupazionali vadano gestite esclusivamente a livello di Gruppo.

Vi racconto questo per cosa? Per sottolineare sicuramente l’importanza del valore e della funzione universale dei CCNL e della contrattazione di 2° livello, ma anche per porre alla vostra attenzione  l’importanza strategica del sedersi attorno ad un tavolo a trattare, per portare a casa un risultato per dei nostri colleghi che da domani potrebbero trovarsi a casa licenziati. E questo riusciamo a farlo perché la controparte si siede attorno ad un tavolo con noi, e noi come organizzazioni sindacali ci sediamo tutti insieme, rappresentando davvero la maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici.

Durante le assemblee ho parlato e discusso con le lavoratrici e i lavoratori di tutte queste questioni, dal documento che poi ho messo in votazione, ai problemi del nostro Paese, ho accolto critiche, suggerimenti che riporterò in ogni sede opportuna, abbiamo analizzato poi nello specifico la nostra situazione aziendale, insomma abbiamo preso del tempo per noi, e di questo ringrazio davvero tutti i partecipanti, ringrazio i colleghi e le colleghe delle filiali di Torino e provincia, i colleghi e le colleghe delle sedi centrali, di ISGS e del centro contabile: la vostra partecipazione e il vostro contributo è stato davvero importante.

Ora non ci resta che aspettare i risultati complessivi e la chiusura del Congresso Nazionale CGIL di maggio, ma su questo poi ci riaggiorneremo!

Claudio Stoppato Articolo di Claudia Stoppato
claudia.stoppato@gmail.com

 

 

 

 

 

 


mercoledì 5 marzo 2014 - CGIL e dintorni, Claudia Stoppato -
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Brava Claudia!
Spiegare e riassumere il documento congressuale in poche pagine per gli iscritti è un’impresa assolutamente notevole.
Saluti e a presto. Alberto

brava claudia che hai ancora, in questa sit odierna, l’innocenza della 1^ volta nell’approccio al congresso.
dopo oltre 20 anni di militanza di base mi riesce difficile infilare sotto il tappeto tutta la polvere della nostra OO.SS. che è sicuramente la meno peggio ma ha tanta polvere da spolverare e non infilare sotto il tappeto. se pero’ non ci decidiamo a farlo, ad un certo punto il tappeto scoppierà e verremo sommersi come le altre ooss. e politiche dalla polvere che è chiaramente la metafora delle cose che non vanno nella nostra oo.ss., e nessuno si ricorderà della maggior parte delle cose fatte che sono buone.
ps lo sciopero della fornero senza cancellare il fatto che è stato fatto non si può però non sottolinearne la scarsa partecipazione e pessima organizzazione! comunque continua così ci vogliono persone nuove ed entusiaste come te nel sindacato

Ringrazio entrambi per i complimenti, ed é un ringraziamento ancora più sentito visto che vi scrivo dalla Thailandia, per un meritato riposo post assemblee di base e per caricarmi per le assemblee per il rinnovo del CCNL… 🙂
Sicuramente errori sono stati fatti ed é giusto dirselo, partire in primis da una sana autocritica non può che far bene, all’Organizzazione e alle persone che rappresentiamo. Ciò non toglie che viviamo un momento storico, economico, sociale e anche morale particolare, non facile. Anche nella nostra categoria. E con questo dobbiamo necessariamente fare i conti, e ripartire da qui per cercare di fare meglio e per recuperare quel rapporto con le lavoratrici e con i lavoratori che troppo spesso sta diventando distante e conflittuale. Ma siamo anche un’Organizzazione fatta di persone, che ci mettono la faccia, lavorano duro, sanno fare bene il loro mestiere e io tutte queste persone, quantomeno nella Fisac, le vedo. Sono quelle persone che mi hanno fatto scegliere di provare a fare sindacato, e che mi hanno permesso, nonostante la giovane età e la scarsa esperienza, di mettermi in gioco, mettermi in gioco sul serio e provare a dare il mio contributo. Io ci credo, ci credo per davvero e voglio andare al di là delle critiche, perché la giusta ripartenza parte per prima da noi.
Un caloroso abbraccio,
Claudia

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  • alberto meroni ha detto:

    brava claudia che hai ancora, in questa sit odierna, l’innocenza della 1^ volta nell’approccio al congresso.
    dopo oltre 20 anni di militanza di base mi riesce difficile infilare sotto il tappeto tutta la polvere della nostra OO.SS. che è sicuramente la meno peggio ma ha tanta polvere da spolverare e non infilare sotto il tappeto. se pero’ non ci decidiamo a farlo, ad un certo punto il tappeto scoppierà e verremo sommersi come le altre ooss. e politiche dalla polvere che è chiaramente la metafora delle cose che non vanno nella nostra oo.ss., e nessuno si ricorderà della maggior parte delle cose fatte che sono buone.
    ps lo sciopero della fornero senza cancellare il fatto che è stato fatto non si può però non sottolinearne la scarsa partecipazione e pessima organizzazione! comunque continua così ci vogliono persone nuove ed entusiaste come te nel sindacato

  • claudia stoppato ha detto:

    Ringrazio entrambi per i complimenti, ed é un ringraziamento ancora più sentito visto che vi scrivo dalla Thailandia, per un meritato riposo post assemblee di base e per caricarmi per le assemblee per il rinnovo del CCNL… 🙂
    Sicuramente errori sono stati fatti ed é giusto dirselo, partire in primis da una sana autocritica non può che far bene, all’Organizzazione e alle persone che rappresentiamo. Ciò non toglie che viviamo un momento storico, economico, sociale e anche morale particolare, non facile. Anche nella nostra categoria. E con questo dobbiamo necessariamente fare i conti, e ripartire da qui per cercare di fare meglio e per recuperare quel rapporto con le lavoratrici e con i lavoratori che troppo spesso sta diventando distante e conflittuale. Ma siamo anche un’Organizzazione fatta di persone, che ci mettono la faccia, lavorano duro, sanno fare bene il loro mestiere e io tutte queste persone, quantomeno nella Fisac, le vedo. Sono quelle persone che mi hanno fatto scegliere di provare a fare sindacato, e che mi hanno permesso, nonostante la giovane età e la scarsa esperienza, di mettermi in gioco, mettermi in gioco sul serio e provare a dare il mio contributo. Io ci credo, ci credo per davvero e voglio andare al di là delle critiche, perché la giusta ripartenza parte per prima da noi.
    Un caloroso abbraccio,
    Claudia

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