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Diciamo alle aziende: siamo in grado di condividere i cambiamenti!

ccnlProprio mentre ci stavamo accingendo a redigere gli articoli per questo numero del “Tasso” è scoppiata la bomba della disdetta del CCNL da parte dell’ABI. La prima reazione è stata che quello era l’argomento su cui catalizzare la nostra attenzione e non più le considerazioni di carattere aziendale. Ripensandoci, però, credo di trovare proprio nella nostra esperienza, nelle cose concrete che in questi anni abbiamo fatto nel Gruppo ed in ISGS nello specifico, alcune risposte all’arroganza dell’ABI.

La controparte sta divulgando una propaganda con i consueti potenti mezzi a disposizione (documenti, articoli di giornali compiacenti, massiccia campagna di interviste del “Dominus” Micheli ecc.) che cerca di accreditare la seguente teoria:

  • il settore è in crisi per la scarsa redditività e una struttura di costi non sostenibile

  • occorrono drastiche misure di sostanziale ristrutturazione

  • il Sindacato è arretrato nelle sue analisi e riottoso ad accompagnare le necessarie misure

  • i lavoratori non si rendono conto della situazione e vanno adeguatamente educati

Come tutte le propagande, anche questa è piena zeppa di bugie; sono talmente tante le considerazioni opposte che è difficile scegliere da dove cominciare. Basti ricordare che negli anni ’90 questo Sindacato e questi lavoratori (siamo ancora in buona parte le stesse persone!) hanno accompagnato la più colossale ristrutturazione del Credito avvenuta nella storia del Paese. La “foresta pietrificata” delle Banche, come qualcuno ebbe a definirla, creata da decenni di commistione di malafinanza e malapolitica, venne disboscata con l’impegno congiunto di Aziende, Sindacati, Lavoratori, Banca d’Italia e Governo (curiosamente anche allora latitarono i Partiti…). Ci ricordiamo tutti le Banche decotte, le fusioni, un CCNL di solidarietà, la creazione del Fondo Esuberi, il suo uso massiccio ecc.

Credo che risposte ancora più convincenti le possiamo trovare molto più vicine ai nostri giorni.

ABI ci spiega le difficoltà attuali in termini di rapporto inaccettabile fra produttività e costi in questa fase della crisi; ci ricorda l’importanza di internet con il drenaggio di operatività dalla Rete al Web, il calo di attività transazionali ecc.

Grazie mille, ma lo sappiamo! Lo stiamo scrivendo da tempo persino su questo modestissimo notiziario sindacale!

La cosa più inaccettabile è l’accusa di rimanere inerti! Ed è tanto più inaccettabile proprio per i lavoratori di ISGS: che cos’è stata la nascita del Consorzio, con tutta la sua coda di malessere fra i lavoratori coinvolti, se non un’operazione industriale massiccia sui costi (amministrativi, organizzativi, fiscali)?

Per inciso, se i vari Governi di cui questo Paese si dota vorticosamente avessero trovato un attimo di tempo per recepire determinate direttive europee, alcuni di questi costi non esisterebbero nemmeno; ma si sa che i problemi seri sono sempre ben altri, soprattutto i destini personali del Cavalier B.!

Il calo delle attività transazionali ha un impatto pesante sulla Rete e su ISGS; se cala il lavoro si crea una sovracapacità produttiva, non si discute.

micheli-francescoSempre per inciso, ma internet l’anno inventato ieri? Ma chi li apre tutti questi sportelli che adesso sono troppi rispetto alle medie europee? Forse che si creano da soli? Per autogerminazione? Spuntano come i funghi sotto la luna di agosto?

Dedicandoci a ISGS, forse dovremmo far sapere all’ABI che del calo transazionale ce ne stiamo attivamente occupando da 3 (TRE) anni. Nel 2011 e 2012 l’Azienda ha chiuso 10 (DIECI) Poli di back office pari a 550 lavoratori coinvolti.

Il Sindacato di gruppo e di ISGS, consapevole della situazione, non ha contestato la decisione e si è dedicato a seguire passo passo la vicenda, impegnandosi sulle ricadute senza lasciare da sola nessuna delle persone coinvolte. Ci sono stati trasferimenti in Rete, cambi di mansioni, creazioni di nuove strutture al posto di quelle vecchie, persino invenzioni di nuove attività al servizio della Rete: alla fine l’obiettivo si è raggiunto con conseguenze sociali più che sostenibili.

Purtroppo non è bastato, il calo transazionale è continuato nel 2013. Allora l’azienda ha comunicato la chiusura di altri ulteriori Poli; nuovamente non abbiamo contestato l’esigenza produttiva ma questa volta abbiamo fermamente evidenziato che i costi sociali in alcuni dei territori coinvolti sarebbero stati troppo alti.

A Luglio la svolta: non si chiudono più i Poli previsti ma se ne trasformano alcuni (quelli con il personale più giovane) in Contact Unit. Il segno industriale della decisione è chiaro: spostare lavoratori da settori amministrativi in crisi  ad una attività  di sviluppo dei ricavi. Anche questa non sarà una passeggiata perché delle ricadute ci saranno e richiederanno tutto il nostro impegno, ma l’obiettivo è coerente e condivisibile.

Sull’altro fronte, quello della produttività, sappiamo tutti del gigantesco tentativo di  estensione degli orari di filiale. Ma i problemi (notevoli!) che ne derivano, se li smazzano solo i colleghi di filiale? Ovviamente no, perché possano operare è necessario il supporto in quelle fasce orarie di tutta una serie di attività di ISGS, in particolare informatiche. Infatti anche noi abbiamo avuto una ricaduta in termini di aggravio di turnazioni e reperibilità, anche se l’impatto emotivo è stato minore in quanto si tratta di strutture da tempo avvezze ad orari “molto estesi”.

EURO1Proprio su questo come FISAC abbiamo svolto una critica molto forte ad ISGS ed alla DSI in particolare: riteniamo che l’approccio sia stato poco strutturale e troppo basato sulla buona volontà dei colleghi, facendo finta di credere che Banca Estesa sia veramente una sperimentazione e poi si vedrà.

Ma questi sono i colleghi che da 13 anni, dalla migrazione per l’anno 2000, spremono la loro bona volontà in orari “estesi” ben oltre il normale orario ed i canonici cinque giorni!

Noi ci crediamo alla gravità della situazione del settore! Per questo motivo diciamo che è ora che le strutture informatiche siano al servizio della Rete in modo più continuativo e strutturale. Occorre un impianto di turnazioni contrattuali che restituisca alle persone il loro tempo libero, garantisca il supporto all’attività commerciale, consenta il lavoro di sviluppo di strumenti e prodotti innovativi per l’aumento dei ricavi, favorisca lo sviluppo dell’occupazione in un settore ad altissimo valore.

Per questi motivi, perché siamo ferreamente convinti delle nostre idee, non accettiamo nessuna lezione dalle Aziende!

Ho riepilogato le cose successe da poco in due settori molto diversi fra loro, per dire che sia sui costi che sulla produttività il Sindacato è tutt’altro che inerte ed i lavoratori non hanno bisogno di nessun ammaestramento, sono in grado di entrare nel merito e interagire nelle ristrutturazioni. A patto che l’Azienda si presenti con dei piani che hanno un senso industriale e che si segua la via maestra del coinvolgimento.

Piani oscuri e campati per aria, messi in atto con arroganza e unilateralità non possono certo vedere la partecipazione di chicchessia.

Pensare di applicare la lezione di Marchionne alle Banche è pura miopia, anche perché i risultati che ha prodotto l’applicazione dell’originale in casa FIAT sono stati ben miseri.

Questo e non altro è quello che ci ha fatto intendere l’ABI fino a questo momento; la risposta non può che essere la compattezza della categoria nel respingere le provocazioni.

 

RobertoMalanoArticolo di Roberto Malano
roberto.malano@intesasanpaolo.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


venerdì 27 settembre 2013 - Contrattazione, Roberto Malano -
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I diritti di autore del personaggio "Tasso" sono di Gianfranco Goria.



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