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Tanto per cambiare, c’è un sacco di lavoro da fare…

mesianomobilebankingQuesto articolo ha iniziato a prendere forma quando aprendo Repubblica sono stato catturato da un articolo che si intitola “Più app e meno filiali nella crisi del credito pagano i bancari”. Era l’8 agosto, da mesi che si susseguivano articoli sullo stesso argomento e molti altri sono stati pubblicati nei mesi seguenti.

Ovviamente il titolo dell’articolo è più apocalittico del suo contenuto, ma il tema esiste, è ormai reale ed è molto più vicino di quanto si percepisca nel lavoro quotidiano.

Da che ho memoria, ci sono spauracchi ricorrenti in questa azienda, contratti diversi in funzione di lavorazioni diverse, stipendio mensile in parte fisso e in parte variabile per i consulenti, chiusura delle casse, acquisizioni internazionali (ho perso il conto dei colleghi che nell’ultimo anno mi hanno chiesto se è vero che ci comprano i cinesi) e così via.

Sapete che c’è? A forza di parlarne inizio a pensare che tutto stia per realizzarsi, a parte i cinesi…

L’articolo di cui sopra all’inizio parla di fatti e non di opinioni, parla di banche che nascono ESCLUSIVAMENTE come app, parla di consulenza (di base s’intende) automatizzata sia per la gestione del risparmio che per i servizi alle imprese. Parla in particolare della popolazione bancaria, anziana, superata e inadeguata, secondo alcuni. Le banche assumono più ingegneri che ragionieri e hanno sempre meno bisogno di personale.

Ok è il solito pippone che i sindacalisti fanno come introduzione per giustificare questa o quell’altra firma su un accordo, insomma si mettono le mani avanti per non trovarsi impreparati agli sganassoni. E invece no, sono fatti, anche se vogliamo continuare a negarlo il futuro è questo, e non è nemmeno così lontano.

mesianoinnovazioneE sapete perché lo dico? Perché tutto ciò che diamo per scontato, tutto ciò che non abbiamo mai messo in discussione, potrebbe non essere più così scontato e potrebbe essere messo in discussione. E allora i segretari nazionali a invocare riconversioni professionalizzanti, creare nuovi mestieri che diano valore aggiunto, perché le macchine non possono assolvere al meglio tutto il lavoro di un bancario.

Ciò che diamo per scontato, e riparte il pippone, è la tenuta occupazionale, i diritti acquisiti e la tutela della qualità lavorativa delle persone. Questo è quello che potrebbe essere messo in discussione, queste sono le tematiche su cui vogliamo e dobbiamo concentrarci, con enormi difficoltà. Perché è un salto culturale non banale convincere un collega che fa cassa da vent’anni che deve riciclarsi come gestore, perché è difficile spiegare senza risultare molli che quello che si vuol combattere non sono le pressioni commerciali, ineludibili in un’azienda commerciale, ma le deviazioni improprie che i responsabili attuano. Perché è difficile senza che ci sia un cambio vero e deciso del modello riuscire a far stare insieme tutte le necessità sacrosante dei lavoratori con tutte le necessità industriali delle aziende.

A volte credo dai discorsi che si fanno che ci sia una parte dei colleghi che la parte variabile dello stipendio la vorrebbe, tanto essere pressato continuamente per arrivare a risultati che non mi cambiano di una virgola lo stipendio, o auto-pressarmi per avere uno stipendio migliore… Io non lo condivido, ma non posso fare a meno di ragionarci su.

L’occupazione è un altro tema che ultimamente mi ha stupito, i colleghi neoassunti, soprattutto nell’IT, sono iper-specializzati, con altissima attitudine alla mobilità e al cambiamento, che non credo abbiano mai ragionato sull’idea di passare tutta la propria vita lavorativa in un unico ruolo e magari nella stessa azienda.

Computer keyboard with key Learn, internet education concept

Le aziende migliori, quelle che sanno stare meglio sul mercato sono quelle più veloci a capire il cambiamento e ad adeguarsi ad esso. E allora se le banche vogliono abbandonare il transazionale lo facciano davvero, non mortificando i colleghi, se vogliono fare le rinconversioni lo facciano, ma davvero, con formazione, con progettualità e con pianificazione prospettica su incentivazione alla crescita professionale, non con tentativi abbozzati e poco credibili. E lo facciano sapendo che le organizzazioni sindacali sono pronte a gestire il cambiamento e non necessariamente a mettersi di traverso, NATURALMENTE DALLA PARTE DEI LAVORATORI, che come dicono tutti, compreso il menagement, sono la vera risorsa di questa banca.

Tutti abbiamo studiato le rivoluzioni industriali, tutti leggiamo i giornali e sentiamo le dichiarazioni che arrivano da più parti sulla necessità di snellimento e di razionalizzazione delle aziende, tutti sappiamo che tutto ciò è inevitabile, il problema non è più il se, ma il come. Lo stipendio variabile è un tema da affrontare, partendo dal PVR, ma sapendo che non può esaurirsi lì, la mobilità territoriale è un tema, in un settore in cui il numero di filiali è destinato a ridursi e che quindi le distanze non possono far altro che aumentare, partendo dallo Smart Working e sviluppandolo sempre di più. I percorsi professionali sono un tema, sapendo che non tutti sono adatti a ruoli direzionali, ma che se vogliamo dei commerciali professionisti dobbiamo dare prospettiva e incentivi anche ai livelli intermedi, partendo dalla complessità dei portafogli, ma con una gestione seria, trasparente e puntuale. La gestione delle risorse è un tema, a tutti i livelli, sapendo che un responsabile deve essere anche un professionista nella gestione del personale e non solo il migliore dei venditori. L’orario di lavoro è un tema, è assolutamente prioritario ragionare su un nuovo modello di elasticità, troppo spesso sento il termine NRI, e troppo spesso sento un retrogusto di ingiustizia e scorrettezza.

mesianolayoutIl nuovo layout di filiale è un argomento da approfondire seriamente, perché incide sul modello e non il contrario, perché crea difficoltà, ma anche opportunità, il cambiamento spaventa sempre, ma se gestito spesso è una risorsa.

La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è probabilmente il principale tema in tutto questo, vale, per quanto mi riguarda, qualche punto di aumento contrattuale, le giornate di sospensione volontaria hanno avuto un gran numero di adesioni e se l’età media dei lavoratori tende a salire dobbiamo interrogarci sulle nuove necessità dei colleghi.

Credo che ci sia un sacco di lavoro da fare, credo che non ci sia tempo da perdere, credo sia tempo che il cambiamento inizi, prima di tutto in noi.

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mesianoArticolo di Francesco Mesiano
antonio.mesiano@intesasanpaolo.com

 

 

 

 


lunedì 10 ottobre 2016 - Francesco Mesiano, Organizzazione del Lavoro -
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