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Prossimamente banca

giordano2È passato quasi un anno e mezzo dal conferimento del segmento no-profit da diverse banche del Gruppo a Banca Prossima e finalmente inizia a delinearsi un’identità all’interno di Intesa-Sanpaolo sia per la clientela sia per i colleghi che, dopo un inizio simile al fantozziano pullman preso al volo, si stanno amalgamando tra elementi della vecchia guardia e conferiti.

La quotidianità non è più all’insegna dello spiegare ai clienti che i loro conti non sono spariti nel nulla ma confluiti in una dedicata operatività bancaria addirittura in sinergia con le strutture della Banca dei Territori. Questo, per la mia esperienza personale, anche grazie ai tanti anni in rete e alle relazioni costruite. Proprio da qui vorrei partire per contestualizzare il momento di Banca Prossima nella fase di contrattazione di Secondo Livello, fase che al momento vede l’assenza di una proposta di Modello di Servizio per la struttura. Assenza oltretutto esclusiva. Perchè parto dall’esperienza quotidiana di collaborazione per parlare di questa mancanza? Perchè in assenza di regole definite e scritte troppo spesso ci si affida alla fantasia, al “volontariato” (per intenderci chiaramente, la differenza tra il mio lavoro e il volontariato la conoscevo anche prima), alla capacità di adattamento e al saper creare un clima di collaborazione. Se parlassi di questo a mia figlia le direi che la morale della storia è “comportati sempre bene con gli altri perché qualcosa torna indietro” ma stiamo parlando dell’organizzazione di una Banca e lo ritengo un argomento molto serio.

giordano1L’ordinaria delicatezza del lavoro bancario, unito all’operare in un settore sempre più strategico per far fronte alle tante sfide che sta affrontando la nostra società (crisi economica, mutazione demografica, disagio sociale e accoglienza), impone il superamento di una fase pionieristica che per qualcuno dura da circa otto anni. Un Modello di Servizio definisce cosa fare e come farlo. Cosa non fare e come non farlo. Dove farlo e dove non farlo. Chi deve fare cosa con relativi onori e oneri. Una volta definito ciò viene da sè che la formazione assume un ruolo centrale e di tutela, del cliente e del collega e dell’Azienda (qualche consulente non ci crede molto ma questi tre soggetti possono andare d’amore e d’accordo). E una volta definiti chiaramente i ruoli, i trattamenti economici diventano trasparenti. Non si tratta solo di rivendicare per sé ma di rivendicare l’adesione convinta a un progetto che si pensava e si pensa ancora che possa essere un percorso di crescita per il dipendente e un aiuto per gli operatori e i beneficiari del no-profit nonché un veicolo per rendere il Gruppo più sinergico con la società.

Se pensiamo poi che mancano ancora delle Banche del Gruppo (con annesso percorso) all’appello del conferimento dobbiamo sperare che alcuni comprensibili errori siano di aiuto per il futuro anche se un’assenza di progettualità (perlomeno conosciuta) può far credere che questa strategicità non sia riconosciuta da tutti. Ci auspichiamo che in questa fase siano coinvolti direttamente i lavoratori perché sanno meglio di chiunque altro quali sono i punti di forza e quali le mancanze e chi arriva dalla Rete sa benissimo che la concorrenza non è tra strutture dello stesso Gruppo Bancario ma tra Gruppi. Forse, in un ambito innovativo potremmo sperimentare una banalità, confrontarci tra di noi e fidarsi di chi conosce il lavoro.. Dimenticavo, rifarei domanda in Banca Prossima altre cento volte…

giordanoArticolo di Massimiliano Giordano
massimiliano.giordano@bancaprossima.com

 

 

 

 

 


venerdì 8 aprile 2016 - Massimiliano Giordano, Organizzazione del Lavoro -
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