I licenziamenti visti dall'avvocato 

Il lavoro in banca è un lavoro sicuro: le banche non licenziano mai, al più licenziano chi ruba.  E’ un luogo comune, una frase fatta. I giovani alla fine vogliono sempre il posto fisso. No, oramai ai giovani il posto fisso non interessa più, i tempi sono cambiati. Altri due luoghi comuni, diametralmente opposti, ma che convivono l’uno a fianco dell’altro, come se nulla fosse.

Nelle scorse settimane INTESA SANPAOLO ha consegnato la lettera di licenziamento agli apprendisti che a ottobre terminavano il quadriennio di formazione.   Una banca può licenziare, anche chi non ha mai rubato, chi non ha commesso infrazioni disciplinari, chi per quattro anni ha lavorato forse come tutti gli altri o forse un poco meno degli altri o forse anche più e meglio degli altri.  Una banca licenzia perché c’è la  crisi – ovviamente globale – perché deve i ridurre i costi – ovviamente del personale – perché deve restare competitiva, perché perché perché...  Parole parole parole...  E i fatti, la realtà ?  La realtà di chi riceve una lettera di licenziamento ?

Chi si occupa di sindacato in una posizione un poco particolare, la posizione di chi segue le problematiche e le questioni legali, che cosa può dire ad un apprendista che ha appena ricevuto una lettera di licenziamento ?  Che cosa pensa fra sé ?

Pensa che tutto questo è assolutamente ingiusto; ma sa che è assolutamente conforme alla legge.  Sa anche che le leggi e la giurisprudenza creano a volte costruzioni intricate e a volte è possibile sfruttare una falla, un difetto in quelle costruzioni.  E dunque deve verificare se ci sia un vizio di forma, un termine scaduto, un errore dell’azienda in un conteggio.  In queste settimane, incredibilmente, in un paio di occasioni, ci si è accorti che un vizio di forma rendeva nullo il licenziamento.

E in tutti gli altri casi, quando non c’è un vizio di forma che apre una via di fuga?In tutti gli altri casi, si prova l’amarezza che nasce dall’essere consapevoli che non sempre un tribunale può rendere giustizia per ciò che è ingiusto, perché la legge – che è figlia delle scelte politiche, sia chiaro – non lo consente. E allora ci si sente inani di fronte all’ansia, all’incertezza, allo smarrimento, al senso di vuoto di chi ha perso il lavoro in questo momento, in questo paese, un paese in cui il 35% dei giovani non trova lavoro e molti di coloro che lo trovano devono in realtà accontentarsi di lavori precari e sottopagati.

I licenziamenti intimati da INTESA SANPAOLO agli apprendisti ora sono rientrati, grazie ad un accordo sindacale, un accordo che merita apprezzamento anche per il solo fatto di aver difeso i diritti – purtroppo fragili - dei giovani.  Il buon senso e la ragionevolezza hanno prevalso, il lieto fine può essere la conclusione non solo di un romanzo ma anche di una storia vera.  Ciò che è accaduto ieri, può accadere ancora: l’impegno e lo sforzo del sindacato e di tutti i lavoratori dovrà essere quello di impedire che si ripeta.

Alberto Massaia

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

 
Alberto Massaia
alberto.massaia@intesanpaolo.com 


Consulente legale FISAC


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Tasso - ver.3.0 n.14 - novembre 2012 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits