Banche: quanto è realmente grave
la situazione?

La crisi economica e finanziaria che ha interessato l'intero pianeta e ora attanaglia soprattutto l'Europa è un fatto innegabile ormai da chiunque. Ma per quanto riguarda lo stato di  salute delle banche (e qui mi riferisco in particolar modo a quelle italiane), assistiamo ormai da tempo ad un atteggiamento quasi schizofrenico da parte dei top manager: se gli interlocutori sono la stampa e i mercati, i fondamentali sono buoni e le aziende continuano ad essere in grado di produrre utile e soddisfare le richieste degli azionisti; se invece il contesto è costituito da un incontro con le Organizzazioni sindacali, allora la redditività è sotto terra e i costi sono insostenibili.

Ma come stanno veramente le banche italiane? Una risposta chiara e netta probabilmente non si può dare, ma consultando alcuni autorevoli siti internet (Banca d'Italia, Yahoo economia, Il sole 24 ore, ecc.), senza la necessita di essere economisti esperti, alcune informazioni abbastanza oggettive sono alla portata di tutti.

Partiamo dai dati sul sistema bancario italiano contenuti nel rapporto sull'economia del Paese nel 2012, a cura della Banca d'Italia. I famosi ROE (redditività del capitale) a due cifre degli anni duemila si confermano, ma con il segno negativo. La media del settore nel 2011 è di -9,2% , contro +3,4% del 2010. Nei  cinque maggiori gruppi (Intesa San Paolo, Unicredit, Montepaschi, Banco popolare, Ubi) la media 2011 è -15,8%. Anche rispetto ai profitti le cose non vanno meglio. Le perdite nel settore sono di 24,7 mld, contro i 7,9 mld di utile del 2010. È vero che nei bilanci 2011 le banche hanno " spesato" la svalutazione degli avviamenti (il valore delle nuove banche o sportelli acquistati ad un dato prezzo negli ultimi anni, ovviamente è molto diminuito) per 29 mld, ma è anche vero che quelle cifre dovevano comunque essere detratte e che nonostante esse gli utili lordi sarebbero stati comunque modesti  (4,7 mld per l'intero settore contro i gli 11,8 del già poco brillante 2010).

Come si colloca Intesa San Paolo in questo contesto?  Il ROE è -17%, l'utile netto di Gruppo è -8,19 mld (con rettifiche avviamenti di 10,233 mld). Per avere una visione più completa facciamo anche qualche confronto interno: Montepaschi (utile netto -4,67 mld, ROE -33%), Unicredit (utile netto -mld, ROE -13%).

Per quanto riguarda la patrimonializzazione i nostri Gruppi non stanno molto peggio dei nostri omologhi europei, la media Core Tier 1 (capitale proprio, cioè azioni, e parte degli utili non reinvestiti) è vicina a 10% (ogni 100 euro che vengono prestati, almeno 10 devono essere propri disponibili e non derivanti dalla raccolta), con Intesa San Paolo al 10,1%. In linea quindi con i criteri di Basilea 2.

Guardando poi alla capitalizzazione dei grandi Gruppi europei, scopriamo altre cose interessanti. Oggi Intesa capitalizza circa 17 mld, contro i 65 che capitalizzava nel 2007, al momento della fusione (ricordiamo che un anno fa circa ha ricapitalizzato per altri 5 mld). Allora (2007) Santander capitalizzava 87 (oggi 40), BNP 75 (oggi 31), Deutsche 52 (oggi 27), Unicredit 72 (oggi 16). Insomma, in Europa le altre grandi banche hanno circa dimezzato il loro valore, in Italia valgono meno di un quarto. Ricordiamo sempre che una parte importante del Core Tier 1 è costituita dal capitale proprio.

Prima di avviarmi alla chiusura, vorrei fare ancora qualche accenno alla situazione 2012. Sul contesto Paese penso sia inutile dilungarsi. Dopo una timida ripartenza di inizio anno, aiutata anche dalla fiducia riposta nel nuovo governo, siamo di nuovo in discesa libera, con previsioni per il Pil 2012 da parte di Confindustria di -2,4%. Per quanto riguarda le banche il primo trimestre è stato relativamente positivo, in parte grazie alla timida ripartenza prima citata, ma anche (soprattutto)  a causa di un'operazione finanziaria non usuale: il buy back sulle proprie obbligazioni. Quest'anno l'organismo di vigilanza della Banca d'Italia ha rivisto le condizioni di autorizzazione all'utilizzo delle plusvalenze dovute appunto alle operazioni di buy back, consentendo il loro utilizzo per il calcolo del Core Tier 1. Così molte banche (soprattutto Unicredit, ma anche in modo robusto Intesa San Paolo), con la liquidità concessa dalla Bce all'1%, hanno acquistato decisamente sotto la pari (il rating non riservava loro alte quotazioni) le loro obbligazioni recentemente immesse sul mercato, realizzando notevoli plusvalenze che hanno rilanciato gli utili e gli indici di patrimonializzazione. Tutto lecito e forse utile, ma sicuramente non si tratta di una vera e propria inversione di tendenza strutturale rispetto agli utili, come spesso gli uffici stampa aziendali hanno comunicato ai media.

Dai dati, pur con alcune strumentalizzazioni spesso fatte dalle aziende, si evince che il sistema bancario italiano necessita di interventi.

Nelle considerazioni finali  sull'economia italiana, fatte il 31 maggio 2012 dal Governatore della Banca d'Italia, si capisce chiaramente che i costi non sono compatibili con le prospettive di crescita del sistema bancario italiano. Ma in quel rapporto non si parla solo di costo del lavoro (che sostanzialmente non è cresciuto negli anni, anche se prima si confrontava con dei ROE positivi a due cifre), ma anche della pletora di manager e consiglieri di amministrazione che popolano inspiegabilmente tutto il panorama bancario italiano. I numeri sono notevoli (1.136 cariche nei primi dieci gruppi) e quindi si tratta anche di un dato economico e non solo morale.

Gli interventi quindi sono necessari, ma devono essere molteplici, chiari e ragionati, e non devono cadere solo sulle spalle dei lavoratori. Per uscire da questa difficile situazione è necessario un confronto costruttivo e leale con le Organizzazioni dei lavoratori e non certo l'inaccettabile "ultimatum" proposto da Intesa San Paolo e fortemente respinto dalla massiccia adesione ottenuta dallo sciopero del 2 luglio.

Giacomo Sturniolo

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

 
Giacomo Sturniolo
Segretario Generale FISAC CGIL
Torino e Piemonte. 
Per contattarlo:
fisac.sturniolo@cgiltorino.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Tasso - ver.3.0 n.13 - luglio 2012 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits