Quali scenari per le banche italiane

Le bufere che imperversano sulla nostra economia stanno lasciando sgomenti per la loro forza e soprattutto per una durata che si riteneva, auspicabilmente, ancora breve.

Timidi segnali di ripresa erano presenti nella prima parte dell'anno, in particolare per le esportazioni che trainavano una debole ripresa del PIL, facendo sperare in un consolidamento progressivo anche per effetto di una ripresa più decisa in Europa e negli USA.

Le nostre banche si sono esercitate con i Piani Industriali ritenendo – era lecito – di essere in grado di prefigurare le evoluzioni del mercato e di conseguenza ipotizzare i risultati attesi di qui al 2013/2015.

Solo UNICREDITO non ha ancora prodotto un piano – annunciato per fine anno – essendo alle prese con una ulteriore profonda riorganizzazione quale il progetto ONE4C.

Questi piani si sono basati principalmente su 5 fattori:

  1. una ripresa del PIL Italiano (EU ed USA) segno di una economia complessivamente in miglioramento capace di far riprendere una domanda di credito e di servizi, oltre a ridurre l'emergere di nuove sofferenze;

  2. una dinamica dei tassi in crescita che trainasse all'insù i ricavi da interessi;

  3. un incremento di ricavi da commissioni tale da sostenere i risultati totali;

  4. un miglioramento delle valutazioni sui titoli di stato (ancora Italiani, EU ed USA dopo gli accordi sul livello del debito di quel paese) ed una minor volatilità dei mercati;

  5. una decisa operazione sui costi attraverso riorganizzazioni e tagli del personale.

Ad oggi, purtroppo, dobbiamo registrare che questi scenari di medio e lungo periodo (i piani si sviluppano sino al 2013/2015) sono messi fortemente in discussione.

L'economia ha subito un forte rallentamento sia nel nostro paese che in Europa; e la temuta ripresa della crisi, che rischia di portare il continente in una recessione gravissima, si sta puntualmente verificando.

Un Euro fragile e sotto attacco - con i nodi di una “governance” europea mai decollata - e le debolezze strutturali dei paesi quali Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna non consentono verosimilmente di confermare le previsioni di incremento di PIL su cui si basavano gli scenari macroeconomici a base dei Piani.

Ovviamente su queste debolezze la BCE, stretta tra il mantenimento di una ferrea disciplina di bilancio – al limite dell'integralismo più assoluto – e la necessità di sostenere contemporaneamente i paesi più deboli (acquistandone il debito) e le banche (ospitandone la liquidità e favorendone la ricapitalizzazione) non crediamo possa muovere all'insù la leva dei tassi per un lungo periodo.

Le vampate inflazionistiche – tutte a carico dell'aumento di materie prime quali il petrolio e delle tariffe, ma non certo dei consumi – non possono essere accompagnate da una stretta sui tassi che non farebbe altro che soffocare ulteriormente una ripresa oggi quasi immobilizzata.

In questo contesto rischiano di venir meno ulteriori “drivers” di piano quali l'attesa ripresa della domanda di credito ed il contemporaneo rallentamento del deterioramento dei crediti, oggi in gran parte già digeriti nei bilanci del periodo 2008/2010.

Certamente le previsioni di aumento dei margini da spread sono da ridimensionare se non addirittura compromesse.

Se nei bilanci 2011 il costo della provvista “funding” probabilmente si manterrà stabile (poiché in gran parte già saturato con emissioni di inizio anno a tassi più bassi) non si incrementerà in maniera significativa quanto ricavato dai tassi attivi, conseguenza di tassi di riferimento ancora per molto a livelli molto bassi.1

Una economia rallentata ed una crisi drammaticamente riaperta2 si potrà ripercuotere sui ricavi delle banche che verosimilmente faranno fatica ad incrementare commissioni e proventi.

L'attacco all'Euro ed in particolare al nostro Paese agisce pesantemente sullo stock di debito pubblico detenuto dalle banche. Il valore dei titoli di stato3 iscritto a bilancio si riduce per effetto dell'incremento dello spread di tasso relativo al debito tedesco4. Questo imporrà pesanti svalutazioni che vedremo, perdurando questa situazione a fine anno, nei bilanci al 31/12/2011 attraverso l'impatto sul conto economico.

Nelle semestrali molti gruppi bancari hanno registrato significativi ricavi da attività di trading. E' evidente che la grande variabilità di questi, frutto dell'estrema instabilità dei mercati, non può dare certezze sull'esito delle previsioni messe a base dei Piani.

Molti Gruppi hanno proceduto ad importanti ricapitalizzazioni5 ed altri si stanno apprestando a farlo6. La borsa ha già bruciato ampiamente quanto raccolto dagli azionisti mentre regna l'incertezza rispetto ai fabbisogni di chi ancora non ha ricapitalizzato o dovrà farlo ancora.

Il comparto ha bruciato in borsa, rispetto al Dicembre 2010, più di 25 miliardi di Euro7 di capitalizzazione e nel mese di agosto le azioni più scambiate sono state UNICREDIT ed INTESASANPAOLO8, con performance drammatiche.

Oggi la situazione è ancora peggiorata.

Ma se da un lato le risorse richieste al mercato sono arrivate, pur con molti “mal di pancia” e difficoltà9 ora le nostre banche sono alle prese con un amletico dilemma: ridurre gli attivi10 o ritornare a chiedere denaro per rimpolpare i patrimoni.

Ma i piani prevedevano importanti ritorni sul capitale11 che, da un lato hanno convinto gli investitori ad abbracciare – aderendovi - le ricapitalizzazioni, dall'altro derivavano da un rapporto costi/ricavi dove la parte dei ricavi vedeva una progressiva e costante ripresa.

E gli obiettivi di Basilea 3? E la normativa sulle SIFI12? E MIFID 2? Spade di Damocle appese sul capo di banche, banchieri e bancari.

Insomma quel che resta certo di questi Piani sono gli interventi sui costi sicuramente da conseguire. Tutti i Gruppi si propongono obiettivi del rapporto costi/ricavi13 ambiziosi: INTESA 43%; MPS 44%; UBI 49% al 2015.

Trattandosi di incertezze circa il denominatore l'attenzione ad agire ancora sul numeratore diventa sicura e preoccupante.

Il Sindacato ha accettato il terreno di confronto firmando importanti accordi sui Piani ed altre trattative si vanno aprendo.

Le banche debbono accettare una sfida che vedrebbe nelle innovazioni di prodotto e di servizio i terreni su cui confrontarsi. Queste parti dei piani ci paiono le più deboli e “tradizionali”.

Nessuna “fuga in avanti” che ripercorra il modello della devastazione operata in altri settori industriali, metterebbe al riparo i Gruppi Bancari dalle ricadute della crisi e dagli scenari peggiori che possiamo ipotizzare.

Il banco di prova di questa fase si apre in questi giorni attraverso il rinnovo del nostro CCNL: una occasione da non sprecare.
 

Note.

1 Molti Piani ipotizzando un tasso di riferimento della BCE del 2,50 nel 2012 e superiore al 3 nel 2015 vedono livelli improbabili

2 Aggravata da interventi sbagliati e recessivi come quelli della recente manovra finanziaria che aumenta le tasse, taglia i servizi, aumenta IVA e quindi riduce la capacità di spesa ma anche di risparmio delle famiglie

3 Greci, Portoghesi, Spagnoli ed Italiani

4 L'ormai famoso differenziale con i titoli tedeschi cd. BUND

5 INTESASANPAOLO 5 Miliardi; Banco Popolare 2 mld; UBI 1 mld; MPS 2,4 mld

6 BPM 1,2 Miliardi; UNICREDITO per importi ancora non definiti

7 Dati di Borsa Italiana – Agosto 2011

8 UNICREDIT ha rappresentato il 17% del totale degli scambi in agosto ed INTESA il 12% bruciando rispettivamente il 25% ed il30% del loro valore

9 Ricordiamo le fatiche richieste alle Fondazioni che addirittura (MPS) si sono indebitate per sostenere le banche

10 E quindi abbassare il fabbisogno di capitale

11 Quello dell'epoca con ROE e ROTE a due cifre ( livelli ante crisi) cioè nell'ordine del 10/14%

12 Istituzioni bancarie sistemiche; i famosi “too big to fail” di amara memoria

13 cost/income

Davide Riccardi
Ricercatore dell'ISFR LAB della FISAC Nazionale

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Davide Riccardi
Segreteria Regionale FISAC CGIL
Per contattarlo:
davide.riccardi@fisac.net

 

 


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Tasso - ver.3.0 n.10 - ottobre 2011 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits