Dal 13 febbraio all'8 marzo e oltre

Così come in tutte le città italiane (e non solo) anche Genova e Torino domenica 13 febbraio hanno visto scendere in piazza migliaia di casalinghe, studentesse, lavoratrici, pensionate, madri, ma anche padri, mariti, figli, studenti, per rivendicare la volontà di vivere in un paese che rispetti le donne.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è, come ben noto, la vicenda connessa agli scandali sessuali che coinvolgono il Presidente del Consiglio, ma in realtà il momento che stiamo vivendo è frutto di una cultura dominante che da un ventennio circa svilisce continuamente la donna con un modello femminile costruito e pensato da uomini che sembrano non amare le donne, ma solo loro stessi e tutto ciò che rafforza il loro potere.

Non ci riferiamo solo all'uso che la pubblicità, la televisione ed i mass media in generale fanno della donna, ma anche delle varie leggi che nel corso degli anni sono state abrogate o modificate.

Basti pensare alla legge sulla fecondazione assistita, o alla cancellazione della legge contro le dimissioni in bianco usate principalmente per il licenziamento delle lavoratrici incinte (è stato questo il primo provvedimento di questo governo dopo il suo insediamento); oppure ai continui attacchi alla legge 194.

E poi c'è chi parla di puritanesimo delle manifestanti.

Chi è sceso in piazza il 13 febbraio lo ha fatto perché vuole vivere in un paese dove quando si parla di sesso, non si pensasse ad uno strumento indispensabile per fare carriera (magari in politica), ma a relazioni tra pari; dove quando si parla di minorenni si pensasse di costruire loro un futuro dignitoso; dove anche gli uomini facciano sentire di più la loro voce per difendere la dignità (che è anche cosa loro).

Poco meno di un mese e dal 13 febbraio siamo passati all' 8 marzo, continuando il nostro percorso per andare oltre.

Oltre però si va se ci si ferma un attimo a riflettere sulla storia, sulle nostre storie, sull'importanza dei momenti vissuti che ci accompagneranno anche nel futuro.

Senza esagerazioni e luoghi comuni, quest'anno più che mai, le donne hanno voluto vivere questa data sottolineando l'importanza ed il significato della sua origine: questa festa è nata per ricordare il sacrificio di donne operaie che all'inizio del secolo scorso sono morte mentre rivendicavano il loro diritto ad avere un giusto salario, ad avere una vita dignitosa.

E' passato poco più di un secolo da allora, ma ancora oggi la stragrande maggioranza delle donne di questo paese continua a faticare per riuscire ad ottenere un lavoro che non sia maggiormente precario o economicamente più debole rispetto quello che viene proposto agli uomini; si fa enormemente fatica ad avere il giusto riconoscimento nella società senza cercare scorciatoie più o meno comode; e sono sempre di meno le donne che tollerano il continuo svilimento e le continue offese che arrivano anche da chi occupa importanti cariche pubbliche.

Dovremmo vivere ogni 8 marzo come pensiero dell'importanza e della bellezza di essere donne.

Noi Donne attraversiamo la Storia, anche nei momenti bui come quello che stiamo vivendo, e la Quotidianità, con le fatiche che ben conosciamo; lo facciamo con semplicità, ma con la grande forza che ci appartiene e della quale spesso non siamo o non vogliamo essere consapevoli.

Fermiamoci quindi solo un attimo e, attraverso le parole di Edoardo Sanguineti, in una delle più belle poesie dedicate alle donne, proviamo a ritrovare quel filo che ci lega alle lotte passate, che ci ha fatto ritrovare insieme il 13 febbraio e che ci porterà avanti nella Storia e nella

Quotidianità, perché la nostra grande forza è non scindere mai queste due parole.

Marina Guglielmetti

Gloria Pecoraro


 

BALLATA DELLE DONNE ( E.Sanguineti)

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Marina Guglielmetti
Coordinatrice dell'Area Liguria e Piemonte Sud Ovest
marina.guglielmetti@intesasanpaolo.com

Gloria Pecoraro
Coordinatrice dell'Area Torino e Provincia
gloria.pecoraro@intesasanpaolo.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tassoo - ver.3.0 n.07 - marzo 2011 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits