Cronache da Casalborgone

Ci troviamo di nuovo qui sul Tasso a raccontare di animali, che si esibiscono dentro e fuori la casa sulla collina, abitata dalla sottoscritta e relativo coniuge.

In una delle precedenti puntate avevo scritto del nostro debutto come coabitanti di una coppia di canarini, e delle cure parentali molto attente che loro dedicavano al figlioletto. Ebbene, dopo poche settimane è nato un altro piccolo, che è apparso subito meno vispo e forte del fratello: faticava a crescere e a mettere il piumaggio, tant’è che l’abbiamo battezzato Difettino.

La nota dolorosa è che, quando il piccolo aveva una decina di giorni, la madre è morta senza causa apparente, dalla sera alla mattina, e noi ci siamo chiesti come sarebbe potuto soppravvivere quel figlio, già in difficoltà…

La nota lieta è che, quasi subito, sia il padre Cip che il fratello più grande Cipollino, hanno cominciato a nutrirlo entrambi, a pulirgli le piumette, a dargli piccoli colpi col becco per stimolarlo  a muoversi, e quando è uscito dal nido gli hanno becchettato piano le zampine per indurlo a staccarsi dal posatoio e tentare i suoi primi voletti: complimenti al funzionamento del nucleo famigliare! Averne…. Il risultato di questo doppio accudimento è stato tale per cui ora sto ascoltando tutti e tre che chiacchierano, e li guardo fare gare di volo da un posatoio all’altro. 

Un altro cucciolo entrato in famiglia è stato l’anatroccolo Quick, che dal nome potete identificare come un esserino piuttosto vivace e lesto. Arrivato dal mercato di Chivasso su mia iniziativa, il suo futuro avrebbe dovuto essere quello di tenere compagnia a Papera, che coabitando allora con una gallina, mi dava l’impressione di sentirsi un po’ sola: lei “parlava” un sacco a Bionda, ma la gallina pareva non sostenere la conversazione… forse difficoltà linguistiche?

Inoltre Papera, si suppone causa traumi subiti nella prima infanzia (che non aveva trascorso con noi), era molto paurosa verso noi umani, non si faceva prendere se non a prezzo di estenuanti appostamenti, per cui non ci fidavamo a farla uscire dalla voliera/pollaio per girolare libera con le galline, temendo di non riuscire a farla rientrare la sera in zona protetta dai predatori. Per cui l’altro obiettivo legato al paperotto era quello di “educarlo” ad una relazione stretta con noi, in modo che, vivendo poi insieme, diventassero entrambi socievoli e quindi gestibili come le galline, migliorando un sacco la loro qualità di vita in condizioni di semilibertà: non potevamo pensare di tenere per sempre chiuse in voliera due splendide anatre!

E’ iniziata così la coabitazione con noi di Quick. La prima cosa che quel mucchietto di piume ha fatto entrando in cucina, è stato farsi un giro destreggiandosi tra cinque gatte e un cane, che lo osservavano un po’ perplesse: era il primo anatroccolo che vedevano! E magari stavano valutando eventuali sviluppi alimentari per il nuovo arrivato, se per caso l’avessero incontrato da solo fuori casa… Ma il batuffolo, per nulla intimidito, è andato vicino a tutte e con qualche soffiata minacciosa (ebbene sì, le anatre soffiano come i gatti!) ha stabilito che andasse rispettato, dopo di ciò si è piazzato sotto il tavolo per la durata della cena e del lavaggio piatti. Quando, secondo copione, ho raggiunto parte degli abitanti della casa sul divano davati alla tv, Quick non ha esitato a dirigersi verso di me e tentare un voletto per raggiungere le mie ginocchia! Ma era davvero troppo piccolo per farcela, e allora per fornirgli una rampa di lancio, ho avvicinato al divano la brandina che costituisce la cuccia del nostro cane, perplessa almeno al pari delle gatte, ed abbiamo così assistito alla scena di un anatraccolo che sale sulla cuccia di un cane da caccia accanto a lei! Ebbene sì, detto per inciso, la nostra Biba, pur non avendo mai “praticato”, risulterebbe essere un cane cosiddetto da piuma, cioè speciailizzato nella caccia ai volatili, in particolare anatre e affini…

A quel punto, decisamente preoccupata che il passaggio successivo potesse essere il paperotto che le saliva sulla testa per avvicinarsi ancora di più all’obiettivo divano, Biba è scesa dalla sua cuccia, ponendosi a distanza di sicurezza e rimanendo ad osservare l’invadente pennuto.

Mi sento di poter sintetizzare, dicendo che per svariate settimane ho visto la tv dopo cena con un’anatra in braccio… All’inizio talmente piccola che si infilava nella manica della camicia, e un po’ per volta così cresciuta che non ci stava più nemmeno tutta sulle ginocchia! E dovevate vederla seguirmi da una stanza all’altra chiacchierando.

Si potrebbe pensare con ciò, che il tentativo di mettere Quick  in un rapporto di confidenza e fiducia con un umano, in modo da indurlo a fidarsi e seguirlo quando fosse ora di rientrare dal pascolo, fosse perfettamente riuscito. Invece!

Dopo molte e molte serate di  intimità e cure affettuose, alla prova dei fatti in campo aperto, Quick si è allontanata facendosi perdere di vista e abbiamo passato ore prima di ritrovarla… Il tentativo è stato ovviamente ripetuto, ma sempre con lo stesso risultato: una volta sul prato o in cortile, non mi seguiva e non mi sentiva. Abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza: entrambe le nostre papere rischiavano una reclusione perenne, senza poter  esercitare le loro attività naturali, cioè volare e nuotare.Che fare? Ci abbiamo impiegato un po’ per decidere, perché dovevamo affrontare un mix di preoccupazione e sensi di colpa, ma alla fine abbiamo liberato le nostre due “prigioniere” nel parco fluviale del Po’, in un punto distante da strutture umane e, almeno sulla carta, vietato alla caccia. Documentando con un reportage fotografico il loro primo incontro col fiume: uno spettacolo! Peccato che l’altro lato della medaglia fosse che non potevamo più proteggerle dai predatori e da tutti i rischi di una vita libera, e forse per questo ero contenta ma insieme piangevo…

Per scacciare questa nota triste, vi racconto come, durante i primissimi mesi del nostro trasferimento dall’alloggio in città alla casa rurale, una delle nostre gatte si sia attrezzata per diventare a tutti gli effetti un micio non solo campagnolo ma “arboreo”. La gatta in questione, Nanà, aveva già spesso tentato arrampicate sugli alberi, che per paura interrompeva quasi subito. Fino a che un giorno, avendoci seguiti nel bosco fuori dalla recinzione di casa, l’abbiamo sentita lanciare richiami strazianti da un ramo sopra di noi, dove in effetti era riuscita ad arrivare e da dove, come nella migliore e stereotipata  tradizione felina, non riusciva più a scendere.

Sperando di evitare la necessità dell’intervento di vigili del fuoco/corpo forestale/protezione civile e quant’altro, ci stavamo interrogando sul come procedere. Essendo i gatti notoriamente dotati di poteri telepatici (sto scherzando, ma qualcuno molto intimo di felini potrebbe credermi piuttosto agevolmente…), Nanà ci ha indotti  a metterci, uno alla volta mentre l’altro monitorava i movimenti della gatta, chinati in avanti in modo di trasformare la schiena in una possibile superficie di atterraggio morbido per il lancio dal ramo, dimostrando così di avere una toale fiducia in noi... E ha funzionato talmente bene, che dopo aver utilizzato questo sistema di discesa “on demand” la prima volta, la felina ha proseguito a chiamarci a squrciagola in svariate successive occasioni, in cui nuovamente era salita troppo in alto per riuscire a scendere autonomamente e nuovamente noi ci siamo prostrati per farla atterrare. Tutto questo ha avuto fine quando l’esercizio del “prova, sbaglia, correggi” ha conseguito ottimi risultati, e l’ha parificata ai migliori arrampicatori selvatici. Fatto salvo il caso in cui, non per necessità ma per diletto e vecchia abitudine, è capitato che si lasciasse cadere su di me, così, per gioco, giusto perché io ero lì sotto che potavo il glicine… Avete idea dell’effetto che fa un gatto che ti si lascia cadere addosso da un albero, senza averti nemmeno avvisato prima, e senza che tu abbia potuto scegliere la parte del corpo più idonea da esporre alle quattro simpatiche zampine?!  Diciamo che la nostra relazione ha subito una verifica piuttosto violenta, ma ha tenuto, nonostante io abbia portato su di me per settimane i segni tangibili e visibili della sconfinata fiducia che la gatta nutre nei miei confronti… Eh, quando si vuole bene!
Alla prossima!

Patrizia Pirri

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Patrizia Pirri
Autrice di questo articolo, è una delle referenti della FISAC dell'Area Torino Piemonte Nord Valle d'Aosta
(contattabile qui: patrizia.pirri@intesasanpaolo.com), ma è anche una convinta animalista.
 

Tasso ver.3.0 n.05 - novembre 2010 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits