Cronache da Casalborgone

Ed eccoci ad un’altra puntata di racconti, ambientati su una collina a bassa densità di popolazione umana ed alta densità di popolazione animale, anche se, dobbiamo dirlo, quest’ultima per la maggior parte ivi “importata” proprio da noi umani. 

Qualcuno di autoctono sulla collina rimane: cornacchie, poiane, fringuelli, cinciallegre, ballerine (quelle che volano, però), pettirossi, ghiandaie, civette, gufi, faine, volpi, forse cinghiali ( e dico forse perché, a differenza degli altri in elenco, non ne ho mai visti personalmente…), topi, topiragno, scoiattoli, ramarri, rospi, bisce, ricci… E vi assicuro che ogni volta che incontriamo qualcuno degli indigeni, preferibilmente vivo, siamo molto felici di verificare che non siamo ancora riusciti ad azzerare tutta la fauna libera. Per fortuna, la maggioranza in parlamento ha di recente contribuito all’obiettivo, attraverso una legge che permetterebbe di estendere la stagione venatoria a tutto l’anno, alla faccia delle normative europee e delle proteste di quei rompiballe piagnoni degli animalisti. Ma quella della caccia, con i grandi interessi economici/elettorali che ci stanno dietro, è un’altra storia, e adesso preferiamo scrivere qualcosa di più ameno…

Come per esempio, gli aggiornamenti sulla vita dell’ovile. Dovete sapere che i manuali del perfetto allevatore prescrivono che da quando comincia a brinare, le pecore non debbano restare sul pascolo, bensì a casuccia, con balle di fieno a pranzo e cena, nonché fioccato di cereali a colazione (senza latte e zucchero, però) e non è uno scherzo, vi assicuro: intanto trovare il contadino che ti venda il fieno e trovare il posto per conservarlo al riparo e all’asciutto (meno male che la casa ha due portici, che ingenuamente pensavamo, prima, di destinare ad uso umano…), e poi ricordarsi di passare sempre in consorzio a prendere i sacchi da 25 kg del fioccato ad uso ovino, che le nostre divorano con entusiasmo. Bene, ma non basta, perché dovendo rimanere quasi sempre chiuse ed essendo stato l’ultimo inverno particolarmente freddo, bagnato e lungo, lo spazio a disposizione degli animali andava aumentato, perché altrimenti avremmo dovuto ascoltare, come già accaduto, pianti e grida di protesta: gli animali non girano intorno agli argomenti e la loro comunicazione è sì limitata, ma molto diretta. Sarà forse per questo che li amo? 

Andando al sodo, abbiamo ampliato l’ovile costruendo una veranda con vista sul tramonto, fatta piuttosto bene, consentendo così ai nostri vicini amici di prenderci in giro e farci osservare che per noi tale veranda non l’abbiamo mai costruita. Be’.. adesso abbiamo almeno l’idea di dotare anche noi umani di analoga struttura, magari senza la pavimentazione in paglia e letame! Nei giorni in cui l’ovile è rimasto inagibile per i lavori in corso, e di conseguenza le pecore non hanno avuto l’accesso e tanto meno un tetto sulle corna, dovevate sentire come chiedevano disperate di entrare e si accampavano per dormire tutte intorno a “casa”. Abbiamo capito lì il fondamento e il significato del modo di dire “tornare all’ovile”… Del resto, oltre ad essere “casalinghe” probabilmente hanno effettivamente bisogno di riparo, altrimenti si raffreddano! Come è successo al più giovane del gruppo, Timo, che troviamo la mattina quando andiamo a farle uscire, col moccio al naso e il respiro sibilante. Bene, voi sarete liberi di non crederci, ma il ragazzo viene a metterti il muso in mano e aspetta fermo e buono che tu gli “sturi” il nasone con apposito fazzolettino di carta, e solo quando riesce a respirare meglio, ti ringrazia con gli occhi e se ne va a brucare. Ma quanto ci somigliamo, noi mammiferi? 

Ma anche i non mammiferi sono uno spettacolo! Avete mai visto una coppia di banalissimi e bellissimi canarini che si occupa di un figlio? Abbiamo avuto la fortuna di avere una nidiata  dopo poche settimane dall’arrivo a casa di Cip e Cioppa, una nidiata di tre uova, di cui uno solo si è schiuso, Per cui attualmente nel nido c’è un figlio unico, accuditissimo e nutritissimo da entrambi i genitori, che si alternano e a volte si affiancano sul bordo del nido, poggiando delicatamente nel becco del piccolo le dosi di “omogeneizzato” che loro stessi producono, rigurgitando il cibo in parte predigerito. E prima che l’uovo schiudesse, abbiamo assistito più volte ad un gioco di ruolo, in cui la madre stava nel nido a becco spalancato, mimando il futuro figlioletto, e il padre si precipitava ad imbeccarla. Altro che corso base di puericultura! Secondo me, la canarina alla prima maternità “testava” il compagno, per essere certa che si comportasse da padre capace e responsabile. Cosa che probabilmente andrebbe fatta a tappeto in ambito umano… E vogliamo parlare di Gufetta innamorata degli aerei? Quando l’affascinante pennuta esce con mio marito per andare a fare due passi e tre voletti, per poi tornare ogni volta sul suo braccio fino al rientro in voliera, rimane folgorata dagli aerei. Qualunque cosa stia facendo (compreso mangiare!) si interrompe quando in cielo si profila un aereo, anche altissimo e quasi invisibile per noi, e lo segue con lo sguardo incollato fino a che scompare, per ricominciare con quello successivo, con la testina rivolta in alto e se provi a chiamarla ti risponde col suo verso, ma senza voltarsi e distogliere gli occhi… Degli elicotteri, invece, non le importa nulla: evidentemente non c’è paragone di stile e di fascino! E soprattutto, gli elicotteri non sembrano affatto colleghi uccelli! 

A proposito di pennuti che scrutano il cielo, abbiamo assistito al fenomeno delle galline occultate. Nel senso che, in un paio di occasioni, le nostre galline che razzolavano libere, nel giro di pochi secondi sono sparite dalla vista, fiondate a nascondersi sotto i cespugli di rosmarino piuttosto che sotto le rose, all’improvviso. E alzando gli occhi al cielo, abbiamo incontrato una poiana, alta ed elegante, e probabilmente responsabile nel recente passato di avere attaccato e ferito a morte una delle nostre galline, che avevamo ritrovato e ricollegato all’aggressione di una faina. Il successivo comportamento delle pollastre ci ha detto che invece, probabilmente, il colpevole veniva dal cielo!

Alla prossima volta, per raccontare tra l’altro di anatroccoli e gatti intraprendenti… 

Patrizia Pirri

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Patrizia Pirri
Autrice di questo articolo, è una delle referenti della FISAC dell'Area Torino Piemonte Nord Valle d'Aosta
(contattabile qui: patrizia.pirri@intesasanpaolo.com), ma è anche una convinta animalista.

 

Tasso ver.3.0 n.04 - maggio 2010 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits