Marinella 

“Questa di Marinella e’ una storia vera…” Così inizia una famosa canzone di F. De Andrè e questa che vi sto per raccontare e’ la storia vera di Marinella, una splendida cagnolina di oltre dieci anni, che merita di essere raccontata. Marinella e’ una piccola meticcia di colore nero completamente cieca, forse dalla nascita, o molto probabilmente come mi ha detto la veterinaria che l’ha trovata all’inizio, a seguito delle sevizie subite da qualcuno che definire “Bestia”  e’ solo un dispregiativo che non rende onore agli animali. La racconterò in prima persona per comodità, come se fosse il mio cane, sperando di non offendere i miei due gatti Rocky e Cleo. Il 22 di maggio del lontano 2000, bussa alla porta della mia veterinaria una signora che ha raccolto un piccolo essere completamente nero sulla spiaggia di Varazze, in condizioni che definire gravi e’ un eufemismo.

La piccola e’ denutrita, presenta segni di percosse e di sevizie sul musetto, ed ha una zampa fratturata, ma abbaia vigorosamente in attesa che qualche anima gentile ascolti il suo lamento. La veterinaria non può far altro che constatare che per la piccola la vista ormai e’ definitivamente compromessa mentre per la zampa possiamo tentare il recupero attraverso una operazione. La signora però non se la sente di accudire la cagnolina e così la lascia dalla mia veterinaria, che dopo diverse telefonate, giri di mail  tra amici e colleghi, mi chiama per chiedermi di tenere la piccola almeno in attesa di una sistemazione definitiva; decido così di passare in ambulatorio e, dopo averla vista nel lettino, con quel suo dolce musetto che sembra chiedere pietà, esco dalla porta convinto che sono loro a scegliere noi, e pronto a credere nel miracolo della vita.

Decido così di chiamarla Marinella, visto il luogo dove era stata soccorsa, e dopo alcuni giorni dall’intervento, finalmente la porto a casa, un normale alloggio in città al primo piano di un condominio. I primi giorni furono al tempo stesso pesanti ma soprattutto di una tenerezza impressionante, visto che la povera bestiola, viveva praticamente tutto il giorno su una poltrona e solo al momento delle uscite veniva portata a braccia nel piccolo parco sotto casa, giusto il tempo per i propri bisogni. Col passare del tempo la piccola però comincia a riprendersi e poco alla volta, nonostante le ovvie difficoltà, riesce a girovagare per casa trovando con estrema facilità la strada per la ciotola del mangiare e l’acqua, e altrettanto facilmente la strada per raggiungere la porta di casa ogniqualvolta desidera farsi capire che e’ l’ora di uscire. I giorni passano e la ns. splendida cagnolina diventa sempre più autonoma, ormai la casa non ha più alcun segreto per lei, tant’e’ che una sera me la ritrovo dritta sotto le coperte mentre beatamente si e’ addormentata con la testa sul mio cuscino. (E quella notte mi toccherà dormire di lato in un piccolo cantuccio che lei mi ha lasciato libero…).

Passavamo ore insieme e ora più che mai era diventata la mia inseparabile compagna di giochi; dormiva esattamente il mio stesso numero di ore; quando mi sedevo a mangiare, lei correva alla sua ciotola e “pranzava con me”; quando ero di buonumore la vedevo correre giocherellona per la casa; quando ero giù di corda si accucciava sulla sua poltrona e guai a farla scendere; praticamente eravamo diventati simili. Ma la mia piccola era ormai padrona della situazione e capace anche di eroiche imprese, come quando una notte, fu proprio lei a svegliarmi di soprassalto mentre qualcuno furtivamente si era introdotto nell’alloggio dalla finestra aperta della camera, e a suon di abbai (spero si dica cosi!), era riuscita nel disperato tentativo di far scappare il malvivente. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a capire che quella persona non era di famiglia.

Era diventata talmente esigente che spesso alla sera ero “costretto” a passare ore a fargli coccole sulla pancia o sotto il mento mentre lei stava accucciata con il suo dolce musetto sulle mie gambe, o a pancia all’aria, e mi sapeva tirare su ogni volta che la mia squadra del cuore perdeva. Era diventata così scaltra e furba che, avendo scoperto dove tenevo il suo cibo, a volte me la vedevo arrivare al mio rientro dal lavoro, già con in bocca le crocchette o peggio intere pagnotte, magari solo per farmi le feste. Ci mancava che diventasse capace di cucinare per farmi trovare “deliziosi manicaretti” per la cena, poi ero veramente in Paradiso! Purtroppo però come per tutte le storie meravigliose arriva anche il momento della cruda realtà. Nonostante la sua ancora “tenera” età, durante una visita di controllo, la mia veterinaria trovò Marinella un po’ strana, leggermente dimagrita, e con i valori del sangue alterati.

Da esami più approfonditi risultò che la mia piccola era stata colpita da una grave malattia ai reni che purtroppo non le lasciava scampo. Da allora la mia vita sembrò cambiata di colpo; tutto mi sembrava sbagliato, vedevo tutto nero, nonostante lei fosse sempre dolce, affettuosa e molto di compagnia. Però il pensiero di perderla per sempre mi attanagliava il cuore e soprattutto l’eventualità’ di farla sopprimere in caso fosse stato necessario per non farla soffrire, mi faceva stare male al solo pensiero. Ma fu proprio lei, che forse resasi conto del mio dolore, mi volle fare un ultimo estremo regalo. Un sabato pomeriggio iniziò ad abbaiare e volle a tutti i costi che mi sedessi accanto al suo dolce musetto; la accarezzai a lungo e fu proprio lì che capii che mi stava lasciando, ma aveva voluto accanto a se il suo unico compagno di mille avventure. Qualche ora più tardi, poco alla volta sentii il suo respiro sempre più flebile, fino a spegnersi, ma nonostante tutto, rimasi tranquillo perché sapevo che era morta serena perché aveva avuto fino all’ultimo “un cane accanto!” (sai quando si dice che una persona e’ morta senza nemmeno un cane vicino!) Grazie mia piccola Marinella, di te mi resterà il ricordo nel cuore, un ricordo indelebile,  ma soprattutto la tua infinita fedeltà, la tua gioia di vivere nonostante l’handicap, e l’avermi insegnato a lottare sempre e a superare gli ostacoli con ottimismo, soprattutto perché mi hai insegnato la lezione più difficile ed importante: aprire il cuore agli altri, perché non c’e’ niente di più splendido al mondo che l’amore verso il prossimo! E tu per me ne hai avuto veramente tanto e spero solo di averti contraccambiato!

Orlando Lentini

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Orlando Lentini
Autore di questo articolo, è uno degli
RSA FISAC di Torino.
Per contattarlo:  orlando.lentini@intesasanpaolo.com
 

 

 

 

Tasso ver.3.0 n.04 - maggio 2010 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits