Il modello Berlusconi

Crisi, la scoperta del Censis: il modello Berlusconi funziona”. Cosi un titolo del “Giornale” di sabato 5 dicembre 2009 annuncia gaudioso. 

Quale sia il modello Berlusconi e, per esempio, a quale altro modello si contrapponga, non è dato sapere.

Soprattutto… Un modello Berlusconi per uscire dalla crisi? Ma quale crisi? Quella che non coinvolgerà l’economia reale, come profetizzava lo stesso premier poco più di un anno fa

Anzi, solo quattro giorni prima, il 10 ottobre 2008, l’impareggiabile Presidente del Consiglio ricordava che «Non siamo in un momento di grande sviluppo, ma non siamo nemmeno in recessione».

In quanto ad azzeccate previsioni va anche citata l’incredibile frase del 20 gennaio 2009: “La crisi non è così drammatica come tutti vogliono pensare e il -2% del Pil previsto significa che torneremo indietro di due anni e due anni fa non stavamo così male".

Per la cronaca, il PIL quest’anno scenderà di 4 o 5 punti percentuali.

Come poteva dunque, un così abile analizzatore di fenomeni economici e sociali, non dar vita a un modello funzionante?

Il Giornale dello scorso 5 dicembre, infatti, ci spiega come la disoccupazione, per quanto in aumento, sia tra le più basse d’Europa. Vero.

I media italici, però, dimenticano spesso un’inezia: non si può solo guardare quante persone cercano un lavoro (ossia i dati sulla disoccupazione): è almeno altrettanto importante capire quante persone non lavorano per scelta o perché hanno rinunciato alla ricerca.

L’Italia sconta da anni uno tra i tassi di occupazione più bassi del Continente. Nel 2008 eravamo a un 58,5% contro una media dell’Unione Europea del 65,4%! Molti connazionali, insomma, sono fuori dalla forza lavoro, che somma occupati e disoccupati.

Lavorando meno persone, è chiaro che – indipendentemente dall’invidiabile modello Berlusconi – saranno anche meno a perdere il posto.

Ma non c’è nulla di cui allarmarsi: il Paese ha solo bisogno di più libertà per rialzarsi. Per questo il modello Berlusconi (più che funzionante, come abbiamo visto) ha allentato, secondo i desiderata di tutta la Nazione, i controlli contro l’evasione fiscale. Infatti, conclude l’house organ di Palazzo Chigi analizzando i dati del Censis, di questo agli italiani non gliene frega nulla. Tra le priorità del popolo, la lotta all’evasione finisce persino dietro a disoccupazione, criminalità, povertà ed efficienza sanitaria. Bazzecole, insomma.

Beppe Capozzolo

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Beppe Capozzolo
Autore di questo articolo,
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Tasso - ver.3.0 n.03 - dicembre 2009 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits