Rapine: un fenomeno in continua evoluzione 

L’ultimo rapporto dell’OSSIF (osservatorio sulla sicurezza dell’ Abi) ci presenta uno scenario in evoluzione positiva, che però va analizzato anche alla luce di altri elementi in nostro possesso, che attenuano almeno parzialmente il bilancio positivo.

Dai dati dell’Osservatorio risulta che nel 2008 rispetto all’anno precedente le rapine sono diminuite del 27% sul territorio nazionale. In Piemonte sono passate da 205 a 163, in Liguria addirittura da 93 a 52. Il bottino nel 28% dei casi è inferiore ai 5000 euro, nel 67%  è inferiore ai 15000 euro. Cifre non altissime per una rapina in banca.

L’evoluzione è quindi sicuramente verso un miglioramento della situazione. Però non basta raffrontarsi semplicemente a quanto accaduto l’anno prima. Sappiamo che l’Italia continua ad essere il fanalino di coda dell’Europa. Da noi gli eventi criminosi sono molto più numerosi che in qualsiasi altro Paese europeo.  I dati del 2006 dicono addirittura che le rapine in Italia sono state più del doppio della somma di quelle avvenute in Germania, Francia e Spagna . Fino agli anni  ’70 in tutta Europa i “colpi”in banca erano molto numerosi e si sviluppavano in modo paragonabile nei vari Paesi. Successivamente si è diffusa la moneta elettronica che ha reso meno appetibili questi “bersagli”. In Italia, però, carte di credito e debito hanno avuto una diffusione molto minore.  Pagamenti  “in nero”, ritrosia culturale, popolazione più anziana hanno frenato da noi questo tipo di utilizzo. Questo costituisce a mio parere uno degli elementi di spiegazione più  importanti ,rispetto all’alto tasso di eventi criminosi verso le banche, che caratterizza il nostro Paese.

Per quanto riguarda gli apprestamenti antirapina non abbiamo dati di raffronto omogenei con le altre nazioni europee, quello che però risulta evidente anche dai pochi elementi in nostro possesso è che non sono certo i “vigilantes” la risposta a questo fenomeno che viene data all’estero. Le statistiche ci dicono che la guardia è la misura più efficace rispetto alla prevenzione sul singolo sportello, ma sull’intero sistema perde di significato. Detto in parole semplici: un rapinatore preferisce intervenire su uno sportello senza guardia rispetto ad uno presidiato, ma questo non significa una rinuncia totale all’evento criminoso. Quindi, per assurdo, solo una guardia davanti ad ogni filiale di ciascuna banca potrebbe (forse, visto che in caso di necessità un malvivente si può anche attrezzare per neutralizzare una guardia) incidere sul fenomeno. Ma credo che neanche a Kabul ci siano tanti uomini armati a presidiare la città.

Senza contare che in un Paese democratico normale non basta evitare le rapine in banca, ma bisogna intervenire anche su quelle che si sviluppano nei supermercati, nelle tabaccherie, nelle gioiellerie, nelle farmacie, ecc. A questo proposito è interessante fare qualche confronto, con i pochi dati a disposizione, fra gli eventi criminosi nei vari settori commerciali. Da uno studio effettuato nella città di Torino dal criminologo Angelo Zappalà (ne hanno dato ampio risalto i media locali) nel 2008 e 2009 le rapine sono state molto numerose e si sono concentrate nei quartieri con alta densità di esercizi commerciali (bersagli più numerosi) e con comode vie di fuga.  Un grosso problema è costituito anche dall’insufficiente presidio del territorio (che in certe zone dovrebbe essere più massiccio e  soprattutto meglio coordinato, ricordiamo ad esempio che polizia e carabinieri non raccordano o concordano i loro interventi, se non in casi eccezionali) e l’efficacia dell’investigazione da parte delle forze dell’ordine. In una breve intervista rilasciata al giornale “La Stampa” l’11 giugno, addirittura il questore di Torino Aldo Faraoni ammette che i sistemi di indagini coordinati hanno ancora molte lacune: i rapporti dei singoli commissariati e stazioni dei carabinieri non sempre diventano patrimonio comune, e poi rimane il problema che le elaborazioni della polizia e dei carabinieri continuano a muoversi su binari separati.

Questo, a mio parere, rimane l’altro nodo grosso da sciogliere: in un sistema democratico sono le forze dell’ordine che devono garantire la sicurezza di tutti i cittadini e non i vigilantes. Le polemiche preelettorali sulle “ronde”, accompagnate dal ridicolo dei primi tentativi di attuarle, credo che abbiano fatto giustizia definitiva sull’argomento.

Ma proseguiamo il breve ragionamento sul confronto fra gli eventi criminosi nei vari settori. Sembra che le rapine aumentino in generale (al di la del caso Torino anche in altre realtà metropolitane sembra che questa sia la tendenza), mentre diminuiscono (anche se c’è ancora molto da fare) nel settore bancario.

Una spiegazione può essere il bottino: nelle grosse rapine ben organizzate i bottini sono ancora notevoli, ma le poche centinaia o addirittura decine di euro a cui si ha accesso libero in molte filiali (i sistemi moderni di limitazione dell’erogazione del contante bisogna riconoscere che si sono rilevati molto efficaci), sono ormai rintracciabili in qualsiasi attività commerciale. Anzi, in alcuni settori come ad esempio le farmacie sembra che i risultati siano ancora più interessanti. Da una rilevazione di Federfarma fatta per il 2007, risulta che nella città di Milano le rapine in farmacia siano state 31 per ogni 100 negozi presenti sul territorio, contro le 19 ogni 100 sportelli per quanto riguarda le banche.

Un'altra spiegazione possono essere gli apprestamenti funzionali alle investigazioni degli organi di polizia. Le banche sono quasi gli unici esercizi commerciali dotati di sistemi di ripresa veramente efficaci. Questa affermazione è supportata da un altro dato proveniente dal rapporto OSSIF:  vengono identificati gli autori del 46% dei casi denunciati  grazie ai sistemi di video sorveglianza.

A questo proposito vorrei concludere con una breve riflessione sui due nuovi apprestamenti antirapina in fase di sperimentazione in Intesa San Paolo.

G.S.S. (Global Security Sistem):
Si tratta di un sistema di monitoraggio tramite collegamento video  di alcune zone sensibili della filiale ad una centrale di controllo.  I clienti, e quindi i potenziali rapinatori, vengono avvisati tramite cartellonistica o altri segnali di questa situazione controllata. Un grosso schermo rende visibile a tutti la presenza di una “guardiania virtuale”.  Questo sistema è stato già utilizzato in Unicredit.

S.C.I.F. (Stewart controllo ingressi filiale):
Si tratta sostanzialmente di una guardia in divisa, e quindi visibile e riconoscibile per chiunque, ma non armata. Come la guardia tradizionale dovrà controllare ogni mattina che non ci siano state effrazioni e che il perimetro della filiale sia integro. In aggiunta a questo, però, potendo stare all’interno della filiale potrà svolgere anche altri compiti come la gestione dell’apertura manuale quando ritenuto necessario, la gestione e il controllo degli apprestamenti interni, ecc. Tutto ciò, ovviamente, coordinandosi con il direttore e con i colleghi.

Si tratta in entrambi i casi di sistemi di prevenzione relativamente nuovi. Il fatto che avrebbero il compito di sostituire la guardia armata non lo ritengo di per se negativo, un “vigilantes” che può estrarre una pistola in qualunque momento più che tranquillizzare dovrebbe preoccupare i colleghi delle filiali. E in effetti le rapine veramente pericolose sono quelle in cui qualcuno fa resistenza.

Quello che però ritengo necessario denunciare è il mancato coinvolgimento dei colleghi. Tutte gli interventi di prevenzione antirapina ( e non solo) hanno senso solo quando sono conosciuti bene da chi è collocato materialmente nel luogo di lavoro interessato. Non dimentichiamoci che spesso i colleghi  vengono feriti o maltrattati duranti un evento criminoso, perché non sono adeguatamente formati sul comportamento da tenere (come si sblocca una porta, dove sono le chiavi, ecc.).

Quindi una maggiore informativa sindacale a livello locale accompagnata da un’adeguata formazione sul posto di lavoro , costituiscono una condizione assolutamente necessaria affinché questi  apprestamenti possano funzionare realmente. Ricordandosi che comunque in particolari situazioni di alto rischio, la guardia armata tradizionale va comunque mantenuta. Con tutti i suoi limiti costituisce comunque il sistema di deterrenza più efficace sui singoli punti operativi.

Per concludere: riduzione al minimo della presenza di contanti, adeguato presidio delle forze dell’ordine sul territorio e conseguente efficacia investigativa, adeguate misure di protezione del contante accompagnate da interventi dissuasivi efficaci adottati dalle aziende, formazione dei lavoratori e coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali costituiscono un mix di comportamenti  virtuosi che nel tempo può portare a risultati importanti.

Ognuno nel proprio ruolo (nessuno si può e si deve tirare indietro) dovrà dare un contributo importante affinché la situazione migliori sensibilmente.

 Giacomo Sturniolo

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Giacomo Sturniolo
Autore di questo articolo, è uno dei coordinatori FISAC dell'Area Torino e Provincia Intesa-SanPaolo,
e si occupa di Sicurezza
per la Segreteria FISAC del Piemonte.
Per contattarlo: fisac.sturniolo@cgiltorino.it
 

 

 

Tasso - ver.3.0 n.01 - giugno 2009 - FISAC/CGIL Intesa SanPaolo Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits