Che fine ha fatto Bocca di Rosa?

C’è chi l’amore lo fa per gioco, chi se lo sceglie per professione...”
 
1958-2008. 50 anni dalla legge Merlin, una legge che ha segnato la fine della regolamentazione diretta di stato sulla prostituzione. Per la prima volta nel nostro Paese le prostitute venivano liberate dalla schedatura per motivi di polizia e di ordine sanitario e veniva archiviato per sempre il vergognoso guadagno dello Stato sul commercio del corpo femminile.
In quel tempo la legge fu la massima espressione dell’impegno civile e politico per l’affermazione degli ideali di libertà e giustizia: ha saputo tutelare la dignità delle donne dando la possibilità a chi si prostituiva di non essere segnata a vita, ha previsto la punibilità dello sfruttamento e dell’esercizio della prostituzione con minori.
Ma da allora molte cose sono cambiate.
 
Fino alla fine degli anni ’60 le persone che si prostituivano erano essenzialmente italiane, poi, anche grazie al fatto che per le donne sono aumentati i posti di lavoro, la prostituzione delle nostre connazionali è andata gradatamente diminuendo.
A partire dagli anni ’70, con il fenomeno della tossicodipendenza, si sono aggiunte ragazze che cercavano, e cercano tutt’oggi, nell’offerta di sesso a pagamento un modo per ottenere denaro per acquistare la droga.
Negli anni ’ 80 esplode il fenomeno della transessualità, uomini capaci di attirare gli uomini rappresentando una femminilità trasgressiva e conforme alle fantasie maschili.
Negli anni ’90 il “mercato” cambia con l’ingresso, in Italia e negli altri paesi europei, di prostitute provenienti da paesi stranieri.
Nell’ultimo decennio si è aggiunto l’orrore della prostituzione di minori, spesso proveniente dai paesi dell’Est, soprattutto Romania, Albania e Moldavia dove una ragazza può essere acquistata (non si possono mettere nemmeno le virgolette!) per 200 euro con una rendita per l’organizzazione criminale che la sfrutta dai 7.000 ai 10.000 euro al mese.
La legge Merlin non è più sufficiente a tutelare le diverse tipologie di prostitute, non solo “professioniste”, donne libere che accettano la compravendita del proprio corpo in rapporti impari per scelta o necessità, ma anche donne vittime di tratta, ridotte in schiavitù, in un orrore che la società occidentale credeva di aver relegato sui libri di storia.
Donne deboli, fragili, senza diritti, senza speranza di redenzione, tanto più apprezzate dai clienti -spesso colpevolmente inconsapevoli- proprio perché più accondiscendenti, che non discutono, non scelgono, a differenza delle colleghe italiane che, nel tempo, hanno rivendicato un maggiore potere contrattuale.
Persone che vivono ogni giorno sotto la minaccia di torture o ritorsioni contro le famiglie rimaste nei paesi di origine o legate con rituali magici senza via di scampo.
Grazie all’art.18 del Testo Unico sull’immigrazione del 1998 , voluto fortemente dai ministri Turco, Jervolino e Finocchiaro, che prevede permessi di soggiorno concessi per protezione civile, quasi 5000 persone si sono affrancate dalle organizzazioni criminali specializzate in tratta di esseri umani e sono state inserite in percorsi di lavoro. Una piccola parte delle oltre 80.000 vittime di tratta per scopi sessuali che sono arrivate nel nostro paese tra il 2000 e il 2007.
Agghiaccianti i dati a livello mondiale: 130.000.000 di uomini e donne e minori per scopi sessuali, accattonaggio e traffico di organi, 10 volte di più del numero di vite umane che ha interessato la tratta degli schiavi africani dal 1519 al 1867.
A settembre 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL Carfagna che non prevede l’abolizione della Legge Merlin ma la modifica e la integra con aggiunta di commi:
chiunque esercita la prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico è punito con l’arresto da 5 a 15 giorni e con un’ammenda da 200 a 3000 euro”.  E’ prevista la medesima pena per il cliente.
Una misura ad esclusiva tutela dell’ordine pubblico.
E’ necessaria? Non esiste un solo caso di aggressione da parte di prostitute a liberi cittadini, vero se mai il contrario.
E’ ipocrita togliere le donne dalla strada per rinchiuderle negli appartamenti, molto probabilmente ne aumenterebbe il grado di schiavitù, aumenterebbero le difficoltà delle organizzazioni umanitarie che contattano oggi le donne sulla strada e che offrono loro una possibilità di uscire dalla prostituzione.
Nascondere le lucciole “sotto il tappeto” non renderà la nostra società più sicura, né ahimè, più civile.
Al momento non vedo altre soluzioni: o torna in vita la Merlin per portare un po’ di raziocinio o torna Fabrizio de Andrè per riscrivere la fine di una delle sue più belle canzoni.

Marilù Murialdo

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Marilù Murialdo
Autrice di questo articolo, si occupa dei colleghi a part-time per la FISAC di Intesa-SanPaolo di Torino e Provincia.
Per contattarla: maria.murialdo@intesasanpaolo.com
 

Il problema, da vari punti di vista:

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