Il settore del parabancario, dopo il boom degli anni ’80, sta vivendo in tutto il Paese ormai da alcuni anni una fase di forte ristrutturazione e ridimensionamento collegato ad una riduzione sia della redditività che della crescita dei volumi delle attività di leasing, factoring, ecc..

Ciò determina forti processi di concentrazione con la chiusura delle aziende più piccole e meno competitive e l’affermarsi delle società di emanazione bancaria che quindi possono contare sulla rete distributiva degli sportelli e su forti sostegni sia finanziari che organizzativi.

In questo contesto non mancano banche che fanno la scelta di strutturarsi sul modello della "banca universale" e che procedono quindi all’incorporazione delle attività tipiche del parabancario. E’ il caso del Monte dei Paschi che dopo aver incorporato negli anni scorsi il leasing ha proceduto nelle scorse settimane all’incorporazione della MontePaschi Factor.

La ristrutturazione del parabancario sta provocando pesanti ricadute sui lavoratori e le lavoratrici (che sono forse la maggioranza del personale) del settore: riduzione del numero degli addetti, dimissioni più o meno incentivate, ricorso a licenziamenti collettivi ai sensi della legge 223 per crisi aziendali ovvero denunce di esuberi di personale, forti processi di mobilità territoriale sono ormai il "pane quotidiano" con cui devono confrontarsi i lavoratori e le Organizzazioni Sindacali che si occupano del comparto.

Anche le aziende che operano su Torino sono state coinvolte pesantemente da questo processo. Dopo la chiusura o il ridimensionamento delle filiali di aziende del gruppo BNL (Tam Leasing, Locafit, Ifitalia) abbiamo assistito alla chiusura della Barclays Finz., al ridimensionamento della Leasimpresa, al trasferimento a Milano degli uffici della MontePaschi Leasing. Queste vicende si sono concluse con accordi, raggiunti sovente dopo mesi di defatiganti vertenze sindacali e innumerevoli ore di sciopero, che hanno in qualche maniera "limitato i danni" per le lavoratrici e i lavoratori interessati.

Ma purtroppo non è finita.

E’ di questi mesi l’incorporazione della MontePaschi Factor. Ciò porterà nei prossimi mesi alla chiusura degli uffici di Torino e al trasferimento del personale presso la Direzione Generale della banca a Siena ovvero sulle filiale del Monte della Liguria, dell’Emilia e della Toscana (sono state escluse il Piemonte e la Lombardia in quanto in queste regioni le filiali del Monte, al momento, non presentano carenze di personale). L’accordo sindacale raggiunto al termine di una vertenza che ha visto anche l’effettuazione di alcune ore di sciopero ed approvato all’unanimità dalle lavoratrici e dai lavoratori della società, prevede oltre all’applicazione dei trattamenti normativi e salariale in atto per i dipendenti del MontePaschi, indennizzi economici sia per chi si trasferisce sia per chi, impossibilitato a trasferirsi, decide di dimettersi dall’azienda.

La vicenda della LOCAT invece al momento in cui scriviamo non è ancora conclusa.

Quest’azienda come noto è entrata a far parte del Gruppo Credito Italiano dopo che il S.Paolo e la C.R.TO avevano deciso la cessione delle loro quote azionarie.

Contestualmente il Credito Italiano decise a questo punto una riorganizzazione del parabancario del gruppo che prevede la fusione in un’unica società delle tre aziende controllate che si occupano di leasing (locat, credit leasing, isefi).

Questa nuova società avrà sede a Milano con la previsione quindi di chiudere la direzione generale della Locat a Torino ed a trasferire le lavoratrici ed i lavoratori a Milano.

Nei mesi scorsi personale della Locat ha effettuato diverse ore di sciopero per opporsi a questa prospettiva. All’inizio di novembre si è aperta la trattativa sindacale che tuttora è in corso in particolare sugli indennizzi per i trasferiti e l’omogeneizzazione contrattuale.

Dopo un mese di incontri serrati l’azienda ha dato infatti la disponibilità, come richiesto dal sindacato, di mantenere degli uffici della direzione generale della futura società su Torino e a potenziare la rete commerciale presente in Piemonte.

Ciò potrà acconsentire di ridurre a meno di 30 unità il numero dei trasferimenti sugli ottanta inizialmente previsti.

Si tratta di un risultato importante: la difesa dell’occupazione ed il mantenimento di un consistente numero di posti di lavoro su Torino rappresentava per i lavoratori ed il sindacato il principale obiettivo di questa trattativa.

E’ auspicabile che in futuro le poche realtà del parabancario che rimangono su Torino non siano coinvolte da simili processi; ma francamente è difficile essere ottimisti.