Direttivo Regionale FISAC CGIL Piemonte


Ordine del giorno del 9 gennaio 1996


Il quadro del comparto

Il Direttivo della Fisac del Piemonte valuta con preoccupazione l’addensarsi di scadenze contrattuali, nazionali ed aziendali, che si presentano ancora irrisolte all’avvio del 1996.
Esse si manifestano nel contesto di una incertezza dell’azione di Governo che pare privilegiare ancora una volta la compressione dello Stato Sociale (pensioni e sanità) e l’aumento delle tariffe per completare l’azione di risanamento della politica economica.
Iniziative che, se fossero confermate, dovrebbero trovare l’immediata risposta del sindacato a tutela dell’interesse dei lavoratori e del rispetto degli accordi sottoscritti.
Apprezzata la rapida e complessivamente positiva conclusione del rinnovo economico biennale del settore assicurativo, la sistemazione, sia pure contrastata e parziale, della partita contrattuale dell’appalto con la sottoscrizione del CCNL UNAPASS, mentre ancora non si registra l’accordo per il settore delle Agenzie medio-piccole INA, restano in sospeso nel settore del credito tutte le code contrattuali più importanti derivanti dal rinnovo nazionale - inquadramenti, sicurezza, assistenza sanitaria, previdenza complementare, trattamento fiscale della paga aziendale, missioni e trasferimenti, struttura della retribuzione, Osservatorio Nazionale e la stessa stesura dell’articolato contrattuale - ed in particolare non mantenuti appaiono gli impegni contrattuali delle controparti in ordine all’adeguamento dei salari fra inflazione programmata ed effettiva per il biennio trascorso ed alla corresponsione dell’inflazione programmata per il biennio 96/97.
Contestualmente, sempre nel settore del credito, le piattaforme aziendali, pur generalmente presentate nei tempi previsti, registrano ogni tentativo di dilazione da parte datoriale; così come solo formalmente appaiono, da alcune aziende, mantenuti gli impegni a fornire quel quadro informativo complesso sul quale fondare la nuova stagione di contrattazione aziendale.
Tutto ciò si inserisce in un quadro generale di comparto profondamente mutato, con margini di profitto minori e qualitativamente diversi dal passato, a cui le Aziende tentano risposte nuove e fra loro differenti sotto il profilo dell’organizzazione aziendale e dei prodotti ( fusioni, orientamento al cliente, banca-assicurazione, esternalizzazione di pezzi del ciclo, home banking, phone banking, phone insurance, ecc. ), dove comunque e sempre il principio fondamentale di breve e lungo periodo appare quello dell’abbattimento dei costi: attraverso la costituzione di servizi comuni a più Banche e Società dello stesso gruppo, con i relativi processi di mobilità ; la pressione sui costi del personale (attuata anche con la dilazione degli impegni presi ); la diminuizione degli addetti..

Le crisi aziendali

Questa tensione concorrenziale produce uno scenario nuovo che non conferma interamente le nostre previsioni di medio periodo circa uno stato del comparto sostanzialmente stabile nei suoi grandi settori, turbato da alcune limitate crisi aziendali facilmente riassorbibili con l’utilizzo degli strumenti contrattuali previsti, in un quadro di solidarietà di settore. Già abbiamo registrato la necessità nel caso Fondiaria, come nel caso del CNC, di un intervento economico particolare del Governo, per favorire una soluzione che tutelasse l’occupazione ed oggi cominciano a manifestarsi, soprattutto nel credito, situazioni di crisi assai pesanti in Aziende di dimensione nazionale, particolarmente nel Mezzogiorno, le cui ipotesi di soluzione travalicano la possibilità di una solidarietà di settore, resa sempre più difficile dalla minore profittabilità del sistema, e disegnano scenari nuovi ed inquietanti in cui appaiono probabilmente inadeguati gli strumenti contrattuali per garantire le condizioni occupazionali, professionali e contrattuali dei lavoratori interessati.
Emblematiche appaiono in questo senso sia la vicenda del Banco di Napoli, dove una possibile decisione aziendale di svendere a pezzi il core business a diversi acquirenti, renderebbe difficile ed a forte rischio di inefficacia la tutela del Personale attraverso le forme contrattuali previste e sperimentate (che si svolgeranno tutte ex-post con pochissima capacità di influenzare sia il venditore che i compratori) ; del tutto diverse appaiono sia la vicenda Rolo|Carimonte, dove la fusione fra due delle Aziende più redditizie del settore produce mobilità per 900 lavoratori; sia l’ipotesi estrema del Credito Italiano di costituire società esterne di servizi in cui far confluire il lavoro di back office di tutto il gruppo.
Anche nel settore assicurativo si manifestano analoghe tensioni con la fusione USA| Allianz ( che però registra già un accordo aziendale che tutela positivamente i lavoratori milanesi dai rischi occupazionali e di mobilità), e la vicenda Unipol la cui decisione di chiudere le gerenze dirette mette a rischio il posto di lavoro dei Colleghi di Torino.
Innumerevoli, peraltro, sono le situazioni di difficoltà occupazionale nel parabancario, in cui le tutele contrattuali mostrano tutta la loro debolezza e stanno a mostrarlo i casi passati di Cuneo Leasing, Isefi, Monte Paschi Leasing ed oggi, da ultima, la Barclays Leasing di Torino.

La difesa dell’occupazione

Se si volesse tracciare con molta arbitrarietà e rozzezza il quadro dell’efficacia dei sistemi di tutela nei settori del comparto si potrebbero registrare su di una scala decrescente:
E’ ovvio che per dimensione, forza sindacale consolidata e possibilità di traino, il settore del credito è quello dove si gioca la nostra capacità di fare fronte ad un difficile mutamento.
Ciò è reso ancora più necessario dall’attacco portato da più parti datoriali alla consistenza generale e qualitativa dell’occupazione nel settore ( 30.000 eccedenze e necessità ulteriori di svecchiamento ) che va respinto nel ragionamento teorico enei comportamenti concreti a partire dai tentativi di importanti Aziende di portare fuori parti essenziali del ciclo lavorativo per comprimere costi ed occupazione.
Ecco perchè è necessaria ed urgente una discussione che dia orientamenti generali al comportamento sindacale nelle crisi aziendali, investa le associazioni datoriali ed il Governo nella definizione di un nuovo quadro di riferimento, identificando, oltre a quelli recentemente introdotti, nuovi strumenti di settore, che non deresponsabilizzino le imprese rispetto alle sorti del loro personale, per la salvaguardia dell’occupazione.
Una discussione a campo largo sulle diverse possibilità che si traduca in tempi brevi in obiettivi rivendicativi, valorizzando, nel contempo, il ruolo della formazione per riscontrare il bisogno delle imprese di nuove professionalità e specializzazioni.

I compiti contrattuali

Dal quadro sommariamente tracciato il Direttivo Regionale della Fisac del Piemonte individua due priorità immediate:
Appaiono queste priorità condizione anche per lo sviluppo di una contrattazione aziendale che si realizzi nei tempi previsti sfuggendo alle secche di una contrattazione centralizzata in cui tutti i capitoli ( aumenti nazionali, contrattazione aziendale, RLS, RSU, permessi sindacali, ecc.) debbano spogliarsi di autonomia e trovare una compensazione.
Ma appaiono queste stesse priorità anche il terreno per costruire in modo diverso nella categoria i rapporti unitari, che risultano oggi rappresentare a volte un ostacolo più che una risorsa nell’affrontare situazioni nuove e difficili: formali e burocratici al livello nazionale; inesistenti o poco utili al livello territoriale; spesso corporativi o conflittuali a quelli aziendali.
E’ compito della Fisac, per tradizione, per consistenza delle proprie idee e per qualità dei propri militanti, approfittando anche dell’opportunità congressuale, costruire su questi terreni un’intendimento comune nell’Organizzazione ed un’iniziativa che investa in tempi rapidi le altre sigle sindacali ed i lavoratori.

La riorganizzazione della Fisac/Cgil

Per fare questo c’è sicuramente bisogno di ripensare anche la Fisac, a tutti i livelli :
Il Direttivo Regionale della Fisac del Piemonte ritiene questo un punto imprescindibile del prossimo Congresso ed impegna la Segreteria Regionale a giungere in tale sede con una riflessione approfondita dell’intero gruppo dirigente piemontese e le linee generali di un progetto di riorganizzazione del sindacato in Piemonte per sottoporlo al giudizio congressuale.
Con pari forza richiede la definizione di un progetto di ristrutturazione della Federazione Nazionale, da verificare sulla base di un documento congressuale apposito, da discutere a partire dai congressi territoriali, che metta la Fisac in grado di sostenere, per qualità di elaborazione e capacità di iniziativa, i problemi della categoria nelle condizioni di difficoltà prospettate.
In tal senso ritiene che vada attuato un processo di riduzione e riqualificazione degli Organismi Nazionali, a partire dalla stessa Segreteria, che investa in particolare il Direttivo Nazionale esaltandone le funzioni di riflessione generale, mentre alle Commissioni Contrattuali andrebbero in modo più pieno, formale e paritario consegnate le gestioni delle vertenze contrattuali.
Tale processo di maggiore impegno politico e di migliore capacità informativa ed operativa, in un quadro di riduzione degli organismi, può realizzarsi:
A conclusione il Direttivo Regionale della Fisac del Piemonte ritiene che il Congresso debba servire per rilanciare, in tempi che appaiono ormai troppo maturi, la costituzione anche nel nostro settore delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, rilevando la necessità che esse abbiano potere di contrattazione e gestione degli accordi aziendali a tutti i livelli, di base e centrale, coordinando tali poteri con la possibilità delle strutture aziendali di Organizzazione di avere diritti ed agibilità per fare proselitismo e tutelare individualmente i propri associati, rinunciando, almeno per la Fisac, all’esercizio del diritto di nomina per la quota ad essa spettante all’interno del "terzo" oggi riservato alle OOSS maggiormente rappresentative.

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